Divenute ormai tradizionali come le decorazioni dell’albero di Natale, anche quest’anno le polemiche sulla presenza del presepe negli spazi pubblici non si sono fatte attendere.
È il turno di Ivrea, dove un’associazione si è rivolta alle scuole della città per proporre un concorso centrato sulla realizzazione del presepe. I presidi della città hanno respinto il progetto, rilevando che ci sono alunni di altre religioni.
La notizia è diventata virale sul web e centinaia di utenti hanno voluto commentare i fatti. Quello che si registra scorrendo i vari post è una diffusa insofferenza verso gli immigrati, sintetizzabile in alcuni slogan ricorrenti: “Se agli stanieri non piacciono le nostre tradizioni se ne tornino a casa”, “Nei loro paesi noi non possiamo esporre i nostri simboli” e “Le scuole siano aperte per chi non vuole festeggiare il Natale”.
Questi commenti non tengono conto di un aspetto fondamentale di tutta la questione e cioè che a porre il divieto alla presenza dei presepi nelle scuole è una certa fetta di presidi e insegnanti (chiaramente non tutti, ma sicuramente una quantità che quantomeno riesce a fare molto rumore) che, presa da furore ideologico e laicista, usa la scusa del rispetto delle altre religioni per chiudere con le radici cristiane del del nostro Paese e del nostro Continente.
È talmente vero che, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, Mimoun El Hachmi, rappresentante della comunità musulmana di Terni, ha affermato: “Non siamo noi a volere cambiare la cultura del Paese che ci ospita, siamo qui per rispettarla. C’è chi sta cavalcando la polemica a nome nostro. Diciamo no all’integralismo islamico così come a quelli di altro genere. Per cui trovo giusto che a scuola si possa fare anche un presepe vivente”.
Anche l’esperienza personale mi rende ragione di quanto stiamo asserendo. Faccio un esempio di un fatto che mi è capitato pochi giorni fa. Insegnando Religione a Roma organizzo delle uscite didattiche per visitare le chiese della capitale. Trattandosi di attività rivolte al gruppo classe, sono sempre invitati anche gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica. Non solo gli studenti musulmani spesso partecipano, ma addirittura l’ultima volta un’alunna musulmana è stata l’unica ad essere già stata con la famiglia nella chiesa che abbiamo visitato! Solo un piccolissimo esempio, certo, ma che concretamente ci fa riflettere su come la realtà possa essere molto diversa dalla sua rappresentazione mediatica.
Noi come giornale, continueremo a raccontare la bellezza del presepe e anche quest’anno tornerà il “concorso”, fotografa il tuo presepe.