A settembre oltre 1000 giovani nella cittadina turistica di Saidia, sulla costa mediterranea del Marocco, vicino alla frontiera algerina, hanno dato vita ad un simbolico “treno della pace”, per far conoscere ai coetanei i contenuti della Dichiarazione dei diritti umani, che in questi giorni celebra il 70° anniversario. Con striscioni, magliette azzurre, armati di smartphone e fantasia hanno girato la città su un trenino turistico per regalare guide illustrate a misura di bambini e ragazzi con i 30 articoli della Dichiarazione universale. È una delle iniziative dell’organizzazione non governativa “Youth for peace and dialogue between cultures(Ypdc)”, fondata nel 2005 da Zakaria El Hamel, 36 anni, attivista marocchino per i diritti umani. Una associazione nata per costruire ponti di pace, dialogo e rispetto reciproco tra giovani di diverse religioni. Originario di Berkane, nella zona nord-occidentale del Marocco, Zakaria ha respirato in famiglia i temi dell’uguaglianza e del dialogo tra religioni: il padre era un’attivista per i diritti umani. Ha quindi studiato legge all’università di Oujda, una città al confine con l’Algeria, dove vive tuttora. L’Ong è membro della Anna Lindh Foundation. Tra i vari riconoscimenti ricevuti in questi anni nel 2017 Zakaria El Hamel è stato nominato tra i 100 giovani più influenti in Africa “per i suoi sforzi nel promuovere la pace e i diritti umani”. Tra le varie attività dell’associazione, i giovani fanno anche volontariato per aiutare i tanti migranti sub-sahariani che passano per Oujda africani: “Distribuiamo vestiti e coperte, soprattutto per i bambini e le donne, cure mediche, denaro”.
“Mi auguro che il governo conceda loro più diritti. Le persone devono poter scegliere quale religione praticare”.
“Siamo la prima associazione fondata da giovani e composta da coetanei di diverse culture e religioni – afferma Zakaria -. Sono musulmano ma ho molti amici cattolici. Nel 2015 abbiamo organizzato, per la prima volta in Marocco, nella chiesa di Saint Louis, la Settimana per l’armonia interconfessionale”. Una iniziativa che si ripeterà anche quest’anno, il 15 dicembre, “per promuovere la cultura della tolleranza e costruire ponti di pace”. “Ho fondato l’associazione perché credo che le religioni hanno molti punti in comune – prosegue -. Ad esempio per noi musulmani uno dei nomi di Allah significa pace, perciò non vogliamo guerre di religioni in nome di Dio”.
Lo scorso anno coinvolti 6.000 giovani. Nel 2017 l’associazione “Youth for peace” ha coinvolto a Oujda almeno 6.000 giovani anche nelle scuole, grazie ad un partenariato con il Ministero dell’educazione. Hanno organizzato seminari e workshop, distribuito fascicoli, fatto girare tra i giovani brevi video per sensibilizzare ai temi della pace, del rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. “I giovani marocchini non conoscono i loro diritti, né tanto meno la Dichiarazione universale dei diritti umani”, spiega Zakaria: “In Marocco non c’è il diritto alla libera espressione del proprio pensiero. Se qualcuno critica il governo non è in pericolo ma se critica il sovrano o i giudici può avere grossi problemi”. L’iniziativa del treno della pace si replicherà anche l’anno prossimo, in occasione della Giornata internazionale della pace che ricorre il 21 settembre.