“Com’è possibile che il continente con più cristiani sia quello più diseguale? Questa domande non può non sfidarci. O il vangelo è vita, oppure non è vangelo”. A porre il bruciante interrogativo è María Laura Vargas Valcárcel, una delle maggiori esperte di diritti umani a livello continentale grazie all’esperienza accumulate come segretaria esecutiva del Ceas, la Commissione episcopale di azione sociale della Chiesa peruviana, e collaboratrice del Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano, attraverso il proprio Dipartimento giustizia e solidarietà (Dejusol).
Il 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, celebrato lo scorso 10 dicembre, è stato vissuto senza festeggiamenti in gran parte dei Paesi latinoamericani. Pur non essendoci nel continente veri e propri conflitti dichiarati, i livelli di povertà, diseguaglianza, violenza, violazione dei diritti delle categorie più deboli continuano a essere all’ordine del giorno.
Anzi, negli ultimi anni si assiste in molti casi a un regresso, nel rispetto dei diritti, come denuncia Elvy Monzant, venezuelano, attualmente segretario esecutivo del Dejusol-Celam:
“La crescita economica che ha interessato molti Paesi del continente non ha riguardato ampie fasce di popolazione”.
E negli ultimi due anni è sensibilmente peggiorato il quadro economico (si pensi all’Argentina e al Brasile) e socio-politico (repressione in Venezuela e in Nicaragua, arresti per corruzione in Perù, il difficile post-conflitto in Colombia, l’ondata di violenza in Messico, solo per fare alcuni esempi).
Monzant ha coordinato, qualche settimana fa, un congresso continentale sui diritti umani, con la partecipazione di numerosi operatori di Pastorale sociale, Caritas, scuole di diritti umani, lavoratori. Nell’occasione è stata presentata la nuova guida di pastorale sociale, aggiornata alla luce del magistero di Papa Francesco.
Una lunga lista di violazioni. Quali, dunque, i diritti umani più calpestati in America Latina? Difficile fare una “classifica”. Secondo Monzant, “la povertà resta la maggiore causa per le violazioni dei diritti umani. La lotta contro la povertà resta per noi una sfida centrale, così come quella contro la diseguaglianza. Un altro ambito centrale è quello della difesa del creato, pensiamo alle miniere illegali, allo sfruttamento delle risorse. Papa Francesco ha messo in luce il rapporto tra promozione umana e difesa del creato”. Laura Vargas indica tre emergenze: “La prima è quella delle migrazioni, in Perù abbiamo assistito all’ingresso di un milione di venezuelani, che arrivano in condizioni tremende, così come abbiamo visto cosa è accaduto in Centroamerica.
La seconda è quella delle violenze sulle donne e dei femminicidi, 120mila negli ultimi anni.
E’ un problema enorme e terribile, avviene dentro alle famiglie e sulle strade. Spesso le donne non denunciano e continuano a prevalere una mentalità machista e patriarcale. La terza piaga è la violenza sui minori, che anche in questo caso inizia spesso dentro alle famiglie. Poi, certo, ci sono tante altre situazioni… la questione degli indigeni, la tratta delle persone, il narcotraffico, le condizioni di lavoro. Pensiamo solo al fatto che in Perù, dove vivo, il 75% delle occupazioni è informale, precaria”.
Urgenza sociale ed ecclesiale. Entrambi gli interlocutori sollevano poi due tipi di urgenza, una di carattere politico e l’altra di carattere ecclesiale e pastorale. “Serve una coscienza maggiore, a partire dai giovani, su cosa significa diritto umano, qual è la posta in gioco”, afferma la Vargas. Per Monzant, la violazione dei diritti cresce di pari passo con “l’indebolimento delle Istituzioni democratiche. Noi
in America Latina abbiamo delle democrazie formali, ma in molti casi non si tratta di Stati di diritto.
Spesso l’Esecutivo ha il controllo sul potere giudiziario e legislativo, la corruzione è generalizzata, si deve fare i conti con torture, sparizioni, detenzioni arbitrarie. E cresce l’insoddisfazione, oltre il 50% della popolazione pensa che la democrazia non sia un sistema adeguato”.
A livello ecclesiale, continua il segretario esecutivo del Dejusol: “A livello ecclesiale, serve riaffermare l’opzione preferenziale per i poveri, maturare un approccio globale verso persona, società e creato, così come indicato da papa Francesco. La Pastorale sociale sia una dimensione presente nelle Conferenze episcopali e nelle diocesi. E il povero dev’essere un protagonista, un soggetto, dell’azione della Chiesa”. Il magistero di Papa Francesco “è un grande regalo” anche per Laura Vargas, secondo la quale “la Chiesa non può non porsi il problema delle conseguenze sociali del Vangelo, è un problema di rapporto tra fede e vita. E come il Samaritano non possiamo passare oltre, di fronte a tante situazioni di sofferenza. Davvero di aspetta ancora un grande lavoro”.
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