“Come comunità ecclesiale condividiamo lo stupore e la meraviglia delle famiglie, delle istituzioni civili e di quanti faticano a capire la logica di una scelta didattica che contraddice il ruolo stesso della scuola, chiamata ad offrire un’educazione aperta ed inclusiva e non esclusiva soprattutto di ciò che costituisce la nostra identità e le nostre radici più profonde”. Lo afferma don Luigi Fabbri, vicario generale della diocesi di Viterbo, in merito a quanto accaduto in una classe della scuola elementare dell’Istituto comprensivo “Ildovaldo Rodolfi” di Tuscania dove una insegnante ha tolto dalla canzone di Natale la parola “Gesù” sostituendola con “laggiù”. Il vicario ricorda che “l’integrazione è un dovere, ma, come ha affermato recentemente Papa Francesco, ‘nella misura in cui non sia una minaccia contro la propria identità’. Scelte di questo genere riteniamo siano offensive proprio di coloro che si vorrebbe rispettare, in quanto considerati, in pratica, incapaci e non all’altezza di discernere e accogliere con serenità la ricchezza della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni”. “Ci chiediamo – conclude don Fabbri – se, in base a certi criteri, a scuola si potranno più insegnare la Divina Commedia e i Promessi Sposi. Se i testi di storia dell’arte dovranno essere censurati. Se bisognerà riscrivere la storia. Se certi capolavori della musica si potranno più ascoltare. Se dovrà essere rivisto il calendario, dal momento che contiamo gli anni dalla nascita di Cristo. Ci auguriamo che il testo venga cantato nella versione originale, senza censure e, soprattutto, senza paure. È questione di rispetto della nostra identità, e, prima ancora, è buon senso”.

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