“Fare rete con l’educazione significa permettere alle persone di rialzarsi in piedi, di rimettersi in cammino con piena dignità, con la forza e il coraggio per affrontare la vita valorizzando i propri talenti e la propria operosità”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo ieri in udienza, nella Sala Clementina, gli artisti del Concerto di Natale, che avrà luogo domani in Aula Paolo II, ha esortato a “fare rete con l’educazione, prima di tutto, per istruire i più piccoli fra i migranti, cioè coloro che invece di sedere fra i banchi di scuola, come tanti coetanei, passano le giornate facendo lunghe marce a piedi, o su mezzi di fortuna e pericolosi”. “Anche loro hanno bisogno di una formazione per potere un domani lavorare e partecipare da cittadini consapevoli al bene comune”, il monito di Francesco, secondo il quale “nello stesso tempo si tratta di educarci tutti all’accoglienza e alla solidarietà, per evitare che i migranti e i profughi incontrino, sul loro cammino, indifferenza o, peggio, insofferenza”. “Fare rete con l’educazione è una soluzione valida per spalancare i cancelli dei campi-profughi, consentire ai giovani migranti di inserirsi nelle società nuove, incontrando solidarietà e generosità e promuovendole a loro volta”, la ricetta del Papa, che ha ringraziato il progetto di Missioni Don Bosco in Uganda e quello di Scholas Occurrentes in Iraq – ai quali andranno i proventi del concerto di domani – perché hanno raccolto questo appello a “fare rete con l’educazione”. “Da sempre la missione della Chiesa si è manifestata anche attraverso la creatività e la genialità degli artisti, perché essi, con le loro opere, riescono a raggiungere i risvolti più intimi della coscienza degli uomini e delle donne di ogni tempo”, ha ricordato Francesco: “Per questo, a voi qui presenti, va il mio grazie e il mio incoraggiamento a proseguire nel vostro lavoro, per accendere in ogni cuore il calore e la tenerezza del Natale. Grazie e buon concerto!”.