Si intensifica la repressione governativa in Nicaragua. A essere presa di mira, in questi giorni, è soprattutto la libera stampa. Dopo il raid dei giorni scorsi nella redazione di “Confidencial”, le forze speciali sono intervenute nella redazione del canale televisivo “100% Noticias”, arrestando il direttore e proprietario Miguel Mora e trattenendo le giornaliste Lucía Pineda Ubau e Verónica Chávez (quest’ultima è stata liberata dopo alcune ore). Contemporaneamente l’Istituto nicaraguense per le Telecomunicazioni e le poste (Telcor) ha ritirato al canale l’autorizzazione alle trasmissioni. Il segretario esecutivo della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), Paulo Abrao, ha twittato: “Il grave cammino autoritario contro le libertà pubbliche in Nicaragua avanza”.
Proprio nella sede della Cidh, a Washington, si è tenuta ieri la conferenza stampa del Giei (Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti) espulso dal Paese tre giorni fa dal Governo di Managua, che ha così interrotto l’esperienza del Meseni (Meccanismo speciale di osservazione della situazione in Nicaragua). Secondo il Cidh il presidente nicaraguense Daniel Ortega dovrebbe essere indagato per le sue dirette responsabilità sulla repressione violenta, le uccisioni e i ferimenti di questi ultimi mesi. In particolare, almeno 109 persone sono morte tra il 18 aprile e il 30 maggio e nello stesso periodo ci sono stati 1.400 feriti, dei quali almeno 599 per colpi di armi da fuoco, e 690 arresti. Cifre che fanno dire all’organizzazione che la violenza da parte dello Stato non si è concretizzata in gesti isolati, ma è stata organizzata e pianificata.
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