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Tsunami in Indonesia

Patrizia Caiffa

“Si parla di quasi 400 morti e oltre 1000 feriti, la maggior parte a Sumatra. Il governo ha annunciato che le cifre aumenteranno. Inoltre c’è il pericolo di nuove onde, perché l’eruzione del vulcano Krakatoa ancora continua”: a parlare al Sir è Matteo Amigoni, operatore di Caritas italiana che ha vissuto con la famiglia in Indonesia e nelle Filippine, in costante contatto con il team di Karina/Caritas Indonesia. A fine novembre Amigoni è andato a Sulawesi e Lombok, dove è già iniziata da tempo la ricostruzione delle case dopo i due terremoti. Chi si occupa di emergenze umanitarie non può fermarsi nemmeno a Natale, tanto più in un Paese come l’Indonesia, periodicamente flagellato da terremoti, alluvioni, tsunami, eruzioni vulcaniche. Il 2018 è stato peggiore degli anni passati: ad agosto il terremoto a Lombok, poi a settembre a Sulawesi, che ha provocato anche uno tsunami a Palu, causando più di duemila vittime. Quest’ultimo tsunami è arrivato totalmente inaspettato la notte del 22 dicembre, a causa del vulcano Anak Krakatoa, situato nello stretto di mare tra l’isola di Giava – dove c’è la capitale Jakarta – e l’isola di Sumatra. Le province più colpite sono Lampung e Banten. Il Krakatoa, famoso per aver causato nel 1883 una delle più disastrose eruzioni della storia, con uno tsunami durante il quale morirono 36.000 persone, è sull’isola di Rakata ed è sempre attivo. Secondo gli esperti è probabile che una frana sottomarina abbia provocato l’onda anomala. “E’ successo tutto in maniera molto repentina, non c’è stato nemmeno il tempo di dare l’allerta, come spesso accade nel Paese”, spiega Amigoni: “Perché quando lo tsunami è causato dal terremoto il mare prima si ritira e poi arriva l’onda. In questo caso l’onda si è alzata improvvisamente, non c’è stata nessuna avvisaglia”.Situazione grave, vittime in aumento.  La maggior parte degli operatori di Karina/Caritas Indonesia era  già in ferie per le festività natalizie. Appena saputo dello tsunami si sono subito attivati, soprattutto nelle due diocesi colpite: Bogor sull’isola di Giava e Tanjung Karan sull’isola di Sumatra. Anche se sono zone ben servite, con strade e infrastrutture, “c’è ancora abbastanza confusione – racconta  -. Gli aiuti umanitari sono in viaggio e stanno arrivando ma la situazione è grave. Durante il terremoto di Lombok la devastazione è stata ampia ma c’erano meno morti.

“Stavolta il governo teme che le vittime totali saranno molte di più”.

I volontari Caritas porteranno aiuti anche a Natale. Così nei giorni di Natale e Santo Stefano i volontari cattolici delle tre parrocchie di Giava e Sumatra, nel Paese che ha il più alto numero di musulmani al mondo, andranno a distribuire i primi kit di aiuti alimentari. La Caritas di Tanjung Karang a Sumatra ha già dato 700 pacchi, di cui 500 nella zona dell’ospedale della città di Lampung e 200 nel distretto di Kalianda.

Il giorno di Natale saranno distribuiti altri mille pacchi di cibo.

“Stanno aspettando di capire come si muoverà il governo per poi organizzarsi – dice -. Al momento non si sa ancora di cosa c’è più bisogno. Loro sperano di fare l’appello di emergenza entro un paio di giorni e poi cominciare a fornire, oltre al cibo, anche ripari, teloni, aiuti per i bambini e medicine”.

Caritas Indonesia, “pronti a fare il necessario”.  Caritas Indonesia ha stabilito la sede degli interventi nelle 3 parrocchie della zona di Cilegon, sull’isola di Giava. “Il governo sta mandando aiuti e team logistici per i primi soccorsi – dice da Jakarta Yohannes Baskoro, responsabile della attività di Caritas Indonesia -. Anche i nostri team stanno raccogliendo informazioni. I danni sono ingenti. Siamo pronti a fare quanto necessario per portare i primi aiuti alla popolazione colpita”. Nell’isola di Giava sono già sul campo i volontari della diocesi di Jakarta con un veicolo partito dalla capitale. La diocesi di Bogor ha fatto incontri di coordinamento nella parrocchie di Rangkas Bitung, dove è cominciata la distribuzione di cibo in coordinamento con le suore francescane, e a Serang, dove a Natale verranno distribuiti i primi aiuti. Da ieri

anche l’ospedale cattolico di Cilegon Serang è al servizio delle persone che hanno bisogno di aiuto.

Un appello alla solidarietà.  Le 17.000 isole che compongono l’Indonesia sono da sempre colpite da calamità naturali, aggravate negli ultimi tempi dai cambiamenti climatici. La popolazione convive con questi fenomeni accettando la tragedia e la fatalità come parte del ciclo della vita: si nasce, si vive e si muore. “In questi mesi abbiamo avuto già molte emergenze – sottolinea padre Ignatius Swasono, direttore ad interim di Caritas Indonesia – e questa, alla vigilia del Natale, ha colpito di notte sorprendendo tutti e non lasciando scampo. Facciamo appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà in Italia per aiutarci ancora una volta in questo momento di sconforto e paura perché il Natale del Signore possa portare speranza alle popolazioni colpite”. La vicinanza di Papa Francesco non si è fatta attendere: “Il mio pensiero – ha detto domenica 23 dicembre all’Angelus – va, in questo momento, alle popolazioni dell’Indonesia, colpite da violente calamità naturali, che hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali”. Il Papa ha chiesto “solidarietà e il sostegno della comunità internazionale”. Caritas italiana ha lanciato una raccolta fondi con la causale “Indonesia”: informazioni sul sito www.caritasitaliana.it

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