È stato un Natale senza alloggio e senza le poche cose che avevano per i 1.146 indigeni tzotzil di Chalchihuitán, in Chiapas (Messico), “desplazados”, cioè sfollati forzatamente due volte: in una prima occasione, poco più di un anno fa, dalle loro abitazioni; una seconda volta, lo scorso 21 dicembre, dagli accampamenti allestiti per dare loro rifugio. La denuncia arriva dal Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas, di San Cristóbal de las Casas, che in una petizione scrive: “Nove accampamenti che erano diventati il rifugio della popolazione in situazione di trasferimento forzato sono stati distrutti il 21 dicembre, tra le 14 e le 17, in un contesto di aggressioni da parte del sindaco di Chalchihuitán, Hermelindo García Núñez”. La nota parla di 238 famiglie che “hanno perso le poche cose che avevano” nelle baracche dove vivevano. Il comunicato denuncia che sono andati distrutti anche i bagni che erano stati allestiti grazie all’intervento della Caritas e di altre organizzazioni solidali.
La popolazione sfollata è composta in maggioranza da donne e bambini e si è dispersa, in parte ospitata da famiglie della zona. Permangono, però, minacce da parte di bande armate e delle stesse autorità comunali, denuncia il Centro per i diritti umani, che accusa lo Stato del Chiapas di violare i diritti umani e di violare quanto chiesto dalla Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh). Al Governo federale messicano la petizione chiede di “garantire la sicurezza, l’integrità e la vita” delle popolazioni indigene e di far cessare le minacce e le aggressioni del sindaco di Chalchihuitán.
0 commenti