DIOCESI – In un mondo spesso inumano, che è riuscito a favorire l’inesorabile involuzione antropologica: come potrebbe essere possibile tornare a pensare alla vita e alla politica rielaborando la “polis” dell’uomo? Con questo quesito Hannah Arendt si interrogò e, ci interroga tutt’ora, di fronte alle discutibili azioni di cui l’uomo è stato capace nel secolo scorso, richiamandoci oggi a una nuova responsabilità: preservare il mondo per i nuovi venuti. É proprio “nell’azione del venire al mondo” che l’essere umano trova senso e origine. Esiste un legame tra l’agire e l’iniziare, ed è proprio la “facoltà di iniziare qualcosa di nuovo” che fa di noi esseri umani, non limitati da alcuna condizione restrittiva, capaci di sottrarci dall’ordinario e dalla radicalizzazione del passato.
Il pensiero di Hannah Arendt vuole invitare gli individui a ricominciare a pensare, partendo dalla passione, dalla relazione e dall’agire. Una pensatrice che, attraverso il suo desiderio di comprendere, continua ad alimentare il dibattito contemporaneo, offrendo nuovi spunti per ripensare l’agire umano in un orizzonte politico relazionale riaffermando principi quali: il bene comune, la responsabilità, il giudizio e la partecipazione, passando dal dominio totale all’azione come rinascita, dall’ideologia alla facoltà del giudizio politico; con l’ obiettivo specifico di oltrepassare continuamente i confini, in una declinazione positiva dei limiti.
Siamo nati per incominciare, non credo ci possano essere molti dubbi a tal proposito. Sicuramente, ognuno di noi ha avuto, nella propria esistenza, l’opportunità di dare il proprio contributo per agire e iniziare qualcosa di nuovo. Il Progetto Policoro ha rappresentato questo per me: una strada sconosciuta iniziata con molti dubbi e paure, ma con la curiosità e la voglia di percorrerla, con il preciso obiettivo di contribuire a costruire una nuova mentalità fondata sulle relazioni e sulla prossimità. In questi anni ho imparato a comprendere che non esiste una strada già percorsa, come non ci fu per altri in passato e quasi certamente non ce ne sarà una pronta in futuro. Esiste un tempo e uno spazio dove ognuno agisce, si relaziona e incomincia a percorrere un cammino che si costituisce in divenire.
Tre anni intensi che hanno saputo regalarmi emozioni forti, ho imparato ad abitare le mie fragilità e i miei limiti, ho sperimentato il sacrificio e l’impegno di portare avanti gli obiettivi da raggiungere. Forse a molti di voi sarà difficile comprendere il radicamento e la passione che un Animatore di Comunità mette per il Progetto Policoro, ma è fondamentale sapere che ogni giovane che intraprende questa “strada” diventa esso stesso “la strada”, generando in lui un cambiamento personale radicale. L’AdC ha la consapevolezza delle responsabilità delle proprie azioni, è un giovane che opera per offrire opportunità ad altri giovani. I giovani hanno bisogno di azioni concrete per costruire il proprio percorso, ma per guardare al futuro è necessario avere speranza, ma soprattutto la tenacia di coltivare i propri talenti e metterli a frutto per costruire una nuova visione del lavoro, più etica e capace di preservare la dignità dell’individuo.
Il Progetto Policoro è quel ponte che unisce i giovani e il mondo del lavoro, non è un ufficio di collocamento, ma ha l’ambizioso compito di contribuire a riportare i giovani protagonisti dell’opera di evangelizzazione della Chiesa. Siamo giovani che si prendono cura gli uni degli altri, attraverso un’attenzione discreta che deriva dalla nostra fede in Gesù Cristo. Tale cura è rivolta alla singola persona, nella sua situazione concreta, tenendo conto delle particolarità che denotano ogni singolo indiviuo.
La mia gratitudine è anzitutto rivolta a tutti coloro che hanno sostenuto questo progetto. Non è stato semplice “incominciare”, ma con sacrificio e tenacia abbiamo portato avanti un percorso che sarà capace di portare buoni frutti nell’avvenire. Proprio come una madre che non si sente pronta ad accogliere il proprio figlio, a causa dell’inadeguatezza che tale ruolo impone, ma per amore dello stesso figlio, si affida e lo accoglie con tutto l’amore che può dare. Vi ringrazio perché vi siete affidati e avete scommesso su di me e sui giovani.
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