Di G. C.
DIOCESI – “Don quale è stata la posizione della Chiesa di fronte alle leggi razziali?”. La domanda di un alunno di V liceo apre tanti interrogativi, anche su questioni scottanti dell’oggi. C’è una dimensione profetica della Chiesa che per nessun motivo si può accantonare.
Non si tratta di addentrarsi dentro forti polemiche e giocare a chi urla di più, ma di ricentrare l’attenzione su un punto di incontro comune, al di là degli schieramenti politici o religiosi, che è l’uomo, con i suoi diritti e i suoi doveri, avendo come punto di riferimento la dichiarazione universale dei diritti umani.
All’ingresso del palazzo dell’Onu ci sono i versi del poeta Sa’di Shiraz, che nel XIII secolo scriveva: «Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo, / sono della stessa essenza. / Quando il tempo affligge con il dolore/ una parte del corpo/ le altre parti soffrono. / Se tu non senti la pena degli altri/ non meriti di essere chiamato uomo».
In questi giorni si discute molto sulle scelte di alcuni sindaci di fronte al ‘decreto sicurezza’. Ha dichiarato il cardinal Bagnasco: “Penso che nessuno voglia essere sovversivo, ma ci sono problemi che richiedono giudizi di coscienza”.
La questione apre un confronto sul valore delle leggi, che per quanto necessarie, essendo emanate da una maggioranza non sempre coincidono con ‘il giusto’, per questo le moderne democrazie riconoscono l’obiezione di coscienza.
Forse per la nostra società, ammalata di disuguaglianza e di paura, non c’è bisogno di regole arcigne e spesso incomprensibili per i piccoli e i deboli, ma di quella terza meta, come scriveva qualche giorno fa il direttore di Avvenire, “concepita dagli inventori di quel sogno imperfetto e bello, chiamato democrazia” che è la fraternità.
Non le fratellanze, le cordate, ma la fraternità, “il legame che sta alla base del grande umanesimo al quale il cristianesimo ha contribuito in modo decisivo a dare anima e che ogni uomo e ogni donna di buona volontà, a ogni latitudine e dentro alle più diverse tradizioni culturali, possono concepire e vivere… Il nostro mondo ha bisogno di fraternità, e ne ha bisogno proprio adesso. Ne ha bisogno qui, ora, come risposta mite e forte a una insistente predicazione politica e anche religiosa della inconciliabilità delle diverse parti della nostra comune umanità” afferma Marco Tarquinio.
A tal proposito, forse più che mai, la comunità cristiana può far tesoro dell’insegnamento di quei profeti, scomodi ma autentici e necessari, come don Lorenzo Milani con la sua lettera “l’Obbedienza non è più una virtù” sull’obiezione di coscienza, come don Peppino Diana che scriveva insieme agli altri parroci di Casal di Principe: “Per amore del mio popolo non tacerò”, come Padre Alex Zanotelli che ha pubblicato recentemente il suo ultimo libro dal significativo titolo “Prima che gridino le pietre. Manifesto contro il nuovo razzismo”.
Oggi forse spetta ancor di più ai laici cristiani, a cominciare da chi è impegnato nel politico e nel sociale fino all’ultimo cittadino, fare scelte coraggiose e dare voce a chi non ne ha. Non si deve aver paura di perdere consensi, si deve avere il terrore di non essere più umani.
È valido ancora l’invito del profeta Isaia, che si legge nel giorno dell’Epifania (60,1-6), alla Gerusalemme di ieri come alla Chiesa oggi: alzati, rivestiti di luce! C’è una nebbia fitta che nasconde tutto, c’è una notte buia che sembra non finire mai in questo nostra storia, ed allora la Chiesa deve essere il punto in cui splende la luce riflessa del suo Signore perché insieme, al passo degli ultimi, si possa camminare verso un futuro più pacifico perché più fraterno.
Scrive S. Paolo nella lettera agli Efesini che finalmente è stato manifestato il mistero nascosto nei secoli: “che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo” (Ef 3, 2-5.5-6).
Ecco l’attualità della festa dell’Epifania: il Bambino nato per noi è Dio fatto uomo che porta la salvezza a tutti i popoli, di tutti i tempi, di tutti i luoghi.
Una festa che ci mette in guardia: i lontani cercano il Signore e lo trovano, ma può accadere che chi crede di essere vicino, pur conoscendo le Scritture, pur avendo una lunga tradizione alle spalle, pur sapendo quale è il luogo dove nasce il Messia, non si muove e non trova.
E un mistero …che si rinnova! I lontani si fanno vicini! … e per fortuna che Gesù non è nato in Europa: di questi tempi chissà se i Magi sarebbero potuti entrare con frontiere e porti chiusi?!