“Il lavoro del Sinodo non è finito in un documento da rilegare e mettere in libreria, ma il dibattito che c’è stato possa diventare vita e riforma delle nostra Chiesa”. Lo ha detto don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni, intervenendo al convegno “Come se vedessero l’invisibile”, organizzato a Roma dall’Ufficio Cei che guida. “Ascoltando gli interventi ho avuto una sensazione di contatto con la realtà, c’è un tuffo dentro la nostra storia, la nostra Chiesa e il mondo, quindi la realtà – ha aggiunto -. Il dibattito ha messo il dito anche in alcune fatiche, piaghe e sofferenze del corpo ecclesiale. Guardare è la prima opera del discernimento”. Guardando al “nostro compito, un servizio che possiamo fare, dopo il Sinodo”, don Gianola lo ha indicato nell’impegno perché “tutta la pastorale insieme diventi vocazionale”. “Abbiamo voluto allargare a due giorni il convegno per dare spazio a tante e differenti voci. Credo che nella pastorale vocazionale e nella pastorale tutta ciascuno possa dare un contributo di vita”. Infine, l’invito a “riconoscere che ciascuno ha una missione e un compito e che può tracciare del bene”.