“La legge di bilancio, approvata in extremis, dopo un percorso quantomeno accidentato per evitare l’apertura di una sicura procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea, costituisce un esempio paradigmatico di una politica a cui sembra mancare una visione d’insieme e corale, basata unicamente su micro interventi settoriali che non riescono a determinare il cambio di passo da tempo auspicato”. È il giudizio contenuto nel dossier che l’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) ha elaborato e diffuso a tre mesi dalla presentazione del terzo Rapporto annuale, con lo sguardo sull’anno appena iniziato. Il Rapporto iniziava con le parole “non ci siamo” e in questi tre mesi, durante i quali il materiale è stato presentato e discusso in molte sedi (compreso un incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte), la situazione non è molto cambiata. “Non ci siamo ancora da un punto di vista politico – sottolinea nel dossier Enrico Giovannini, portavoce dell’Asvis – mentre i processi orientati alla sostenibilità stanno crescendo molto nelle imprese, nella società civile e direi anche a livello internazionale. Ma non ci siamo né a livello nazionale, né a livello europeo perché ancora, sia in Italia che in Europa, abbiamo poca chiarezza sulla struttura della governance che dovrebbe operare la trasformazione epocale indicata dall’Agenda 2030”, il programma con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile approvato all’unanimità dagli stati membri dalle Nazioni Unite nel settembre 2015. In particolare in Italia, sottolinea Giovannini, “nonostante le promesse, gli impegni presi, le condivisioni, a parole, delle nostre proposte, la direttiva che portava a Palazzo Chigi la competenza del coordinamento tra le politiche di sviluppo sostenibile non è stata ancora attuata”.
Dalla presentazione del Rapporto a oggi l’evento più importante è stato indubbiamente il varo della manovra economica, “ma nella legge di bilancio gli interventi non appaiono disegnati in maniera tale da essere riconducibili all’agenda 2020”. “Il che non vuol dire – osserva ancora Giovannini, statistico di fama internazionale e in passato presidente dell’Istat e ministro del Lavoro – che non ci siano interventi che vanno nella direzione giusta, ma continua a mancare un quadro d’insieme e una comunicazione della direzione di marcia, anche perché il modo in cui questa legge di bilancio è stata preparata è stato più caotico del solito”.
Tra le misure positive, uno specifico capitolo del dossier registra ad esempio “la nascita dell’Istituto di ricerche Tecnopolo mediterraneo per lo sviluppo sostenibile a Taranto, per lo svolgimento di attività di ricerca innovativa nell’ambito dell’energia solare e dell’economia circolare”.
Come pure il rifinanziamento, con 100 milioni di euro, del Fondo per la crescita sostenibile, destinato a interventi per la riconversione e la riqualificazione produttiva delle aree di crisi industriale. E, ancora, il credito d’imposta del 36% “per gli acquisti di prodotti realizzati con materiali provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica o per chi acquista imballaggi biodegradabili e compostabili o derivati dalla raccolta differenziata della carta e dell’alluminio”.
Nella fase avviata con la legge di bilancio, Giovannini indica due temi particolarmente caldi: il reddito di cittadinanza e la transizione energetica e climatica. Sul primo tema il portavoce dell’Asvis pone una serie d’interrogativi: “Come sarà attuato? Affronterà davvero la povertà nel suo complesso o sarà una misura assistenziale, puramente monetaria, che dunque rappresenterà un passo indietro rispetto al reddito d’inclusione”. Sulla seconda questione, Giovannini rileva che l’Italia ha una quota di fonti rinnovabili già superiore all’obiettivo intermedio del 2020, “ma non abbiamo un piano su come andare avanti” e resta ancora da chiarire quali misure l’Italia intenda assumere “per realizzare il forte taglio delle emissioni già stabilito a livello europeo”.
L’Europa, appunto. Il 2019 sarà l’anno delle elezioni e nel dossier ci si interroga anche sull’impatto che i nuovi assetti dal Parlamento europeo avranno sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. Sulla base delle previsioni prevalenti nei sondaggi, Giovannini ipotizza
un avanzamento dei partiti sovranisti o populisti ma non tale da stravolgere gli assetti attuali.
“Prima o poi – è la sua lettura – le forze più classiche, cioè popolari, socialdemocratici, liberaldemocratici, verdi, dovranno fare accordi” e la speranza del portavoce dell’Asvis è che proprio l’agenda 2030 dell’Onu rappresenti la “piattaforma ideale e concreta” su cui costruire nuove alleanze, “visto che il Trattato dell’Unione già fa riferimento, sia per i rapporti interni che per i rapporti internazionali, allo sviluppo sostenibile”.
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