“C’è chi festeggia ancora in strada e chi è tornato al lavoro; sta passando la paura e, anzi, il popolo grida di gioia”: padre Justin Nkunzi, direttore della Commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Bukavu, parla con l’agenzia ‘Dire’ dopo l’annuncio dell’elezione di Felix Tshisekedi alla presidenza del Congo. Secondo i dati diffusi dalla commissione incaricata di organizzare il voto del 30 dicembre, il leader del partito di opposizione Union pour la democratie et le progres social (Upds) ha superato sia l’ex manager Martin Fayulu e che il candidato governativo Emmanuel Shadary.
“La gente è andata in strada a festeggiare, perché vuole un cambiamento” sottolinea padre Nkunzi. Manifestazioni di sostegno a Tshisekedi e per la fine della presidenza di Joseph Kabila, al potere da 18 anni, sono in corso sia nella capitale Kinshasa che in altre regioni del Paese. È anche il caso dell’est e in particolare di Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu del quale è originario Vital Kamerhe, alleato di Tshisekedi candidato alla vice-presidenza. “Il cambiamento è confermato dall’esito del voto locale” riprende il direttore della Commissione giustizia e pace: “Su 36 deputati provinciali ne sono stati rieletti appena quattro”.
Cinquantacinque anni, figlio di Etienne, leader storico dell’Upds scomparso nel 2017, Tshisekedi ha promesso di combattere la povertà in un Paese segnato da squilibri sociali e miserie nonostante i giacimenti di coltan e cobalto, minerali essenziali per l’industria degli smartphone. Fayulu, un ex dirigente del colosso petrolifero Exxon Mobil, ha accusato il rivale di irregolarità e di aver stretto un accordo segreto con Kabila. “Possibile che un incontro con il presidente uscente si sia in effetti tenuto e che Tshisekedi abbia dovuto accettare alcune condizioni” commenta padre Nkonzi. “È importante che però chiunque abbia contestazioni da fare segua le vie previste dalla legge”.
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