“I giornali sono in crisi, le televisioni vivono la concorrenza dell’on demand, i social sono strumento per conoscere e divertirsi, ma anche per disconoscere, le radio sono diventate solo uno strumento con fini commerciali. La rete corre il rischio di cancellare relazioni, già, fragili, di portare alla negazione dell’altro”. Lo ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, intervenuto a Pompei, alla presentazione de “La questione meridionale del quotidiano cattolico. Avvenire. Cronache del Sud (e anche un po’ di storia)”, il libro di Angelo Scelzo, già vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede. “Dobbiamo uscire dal mondo virtuale, riportando le persone alla realtà, opponendo la prossimità alla contrapposizione e alla lontananza”, ha aggiunto il prefetto. Ad approfondire l’importanza del Mezzogiorno d’Italia per la stampa cattolica è stato Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. “Oggi non abbiamo più redazioni al Sud, ma abbiamo una grande rete di persone. Senza le persone non si sarebbe mai realizzata questa grande impresa. Avvenire è un giornale ‘glocal’ – ha spiegato -. La grande sfida è stata proprio unire il globale e il locale insieme avendo uno sguardo aperto al mondo. Da Milano, dove ha sede il giornale, il Sud si vede bene con l’aiuto di chi è nel territorio. Sono le persone ad averci fatto vedere i problemi”.
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