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Alessandro Ribeca: “Il senso dell’Azione Cattolica oggi”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prendo l’occasione della Festa dell’Adesione celebrata domenica 20 gennaio nella nostra parrocchia per scrivere alcuni spunti di riflessione sul senso dell’Azione Cattolica oggi.

Per farlo non possiamo che partire dall’osservare la nostra società, il nostro stile di vita, il pensiero comune. Osservo la realtà di oggi e mi accorgo quanto confuso sia il nostro pensiero, quanto siano poco fondate le nostre idee su ogni aspetto della nostra vita. Soprattutto vedo un popolo diviso, in contrapposizione, con tanti modi di pensare e capace con grande fluidità e senza tanti problemi di passare da un pensiero all’altro. Anche nelle comunità cristiane non c’è un’uniformità di pensiero, ma qui forse si potrebbe trovare un punto di incontro. Se poi analizziamo le statistiche, il 60,1% (dicembre 2017) degli italiani si dichiarano cattolici, ma quanti frequentano ambienti cattolici, come le parrocchie e quanti cercano di approfondire il pensiero della Chiesa nella quale si dichiarano di riconoscersi? E soprattutto quanti di questi nella società civile si impegnano a vivere il Vangelo? A questo punto potremmo addentrarci in analisi sociologiche, potremmo cercare di individuarne le ragioni, ma sarebbe un percorso lungo e vano. Il mondo sta andando in questa direzione, c’è da prenderne atto. Tuttavia, se ci sono ancora cattolici assidui (25%) è a questi che forse la Chiesa dovrebbe rivolgersi per richiamarli ad una maggiore responsabilità civile e sociale.

Se in quest’anno associativo l’Azione Cattolica propone la parola #generatori, come parola chiave del cammino e se propone il brano Evangelico di Marta e Maria come icona biblica, evidentemente sta giustamente ponendo l’attenzione sul tema centrale nel dibattito del mondo laico cattolico: la partecipazione attiva dei cattolici nella società, nella politica, nel volontariato, nella scuola.

 

Leggevo, alcuni giorni fa, un post ironico sulla reintroduzione dell’Educazione Civica a scuola che poneva questa domanda: a chi ci affidiamo per stabilire a quali valori deve ispirarsi una materia simile? Ecco, credo che abbia centrato il tema! Quali sono i valori di base, quelli condivisi da tutti? Forse non è possibile trovare punti di incontro totalizzanti, ma almeno i cattolici (quel 25%), proprio perché si riconoscono appartenenti ad una comunità, dovrebbero essere richiamati a testimoniare valori comuni.

La vita ci chiama continuamente a prendere delle decisioni, fare delle scelte, dare un parere, schierarci, mettere un like (come se mettere un like non influenzi il pensiero mio e degli altri), condividere un post (senza chiederci se veramente la pensiamo così o se veramente quella è la cosa giusta). In questa società così liquida ci sarebbe più bisogno di un #metodo e di un #criterio per decidere cosa dire, fare e postare. Eppure oggi più che mai nessuno si occupa né del #metodo nè del #criterio da usare per poter #giudicare.

Scegliere un metodo significa scegliere la mèta e la strada da percorrere. Il criterio invece è l’insieme delle regole che mi sono dato per riuscire a distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è (il che è diverso dal ciò che mi piace o mi fa comodo, dal ciò che non mi va, non mi conviene).

Io credo che oggi queste due parole siano state dimenticate e forse perché la parola dimenticata per eccellenza è la parola giudizio! Oggi, giudicare significa mettersi nella posizione del più prepotente, eppure la prepotenza in realtà sta proprio in chi vuole fare ciò che gli fa comodo.

Senza giudizio non ci può essere discernimento e se non c’è discernimento o c’è immobilismo o al contrario un’eccessiva fluidità di pensiero, arrendendosi all’idea che in fondo non c’è niente di male e che quindi o l’una o l’altra cosa va bene lo stesso.

Ecco che allora l’Azione Cattolica dovrebbe continuare la strada che ha intrapreso in questi ultimi anni, richiamando i cattolici ad approfondire il proprio cammino di fede, la conoscenza della Parola e della dottrina sociale della Chiesa. Perché se ci rifacciamo alla sola parola #azione rischiamo di agire di impeto senza aver prima fatto vero discernimento, senza aver chiarito quali siano i valori fondanti del cattolicesimo. Se ci rifacciamo alla sola parola #azione rischiamo di fregarcene dei valori di fondo e affidarci alle esigenze immediate della pancia proponendo risposte che magari ottengono consenso, ma che non fanno il bene nè dell’uomo nè del nostro Paese.

Ecco allora che prima di concludere ho bisogno di introdurre un’altra parola: #originalità. Questa è la parola chiave nel cammino giovanissimi dell’Azione Cattolica di quest’anno. Come sto dicendo in questo periodo ogni volta che mi capita di fare degli incontri nelle parrocchie, siccome sono un po’ ignorante sono andato a leggere la sua etimologia ed ho scoperto che originale deriva da origin+alem cioè significa appartenere all’origine. Praticamente tutti noi più siamo originali, cioè più apparteniamo alla nostra origine, e più mostriamo il volto della nostra origine. Quindi più siamo originali e più mostriamo il volto di Dio.

Ecco allora di cosa c’è bisogno oggi: di originalità!

Se fino a qualche anno fa dicevo che noi dell’Azione cattolica dobbiamo essere “cattolici in azione” e continuo tutt’ora a pensarlo, oggi voglio dire che dobbiamo anche essere “cattolici originali”.

E allora, io credo che il compito dell’Azione Cattolica oggi sia aiutare i cattolici a rispondere a questa esigenza di originalità. Aiutare le persone a riconoscersi in un metodo e in un criterio, affinché siano in grado di prendere decisioni, sia per sé che per la società, il più “originali” possibili, per compiere appunto #azionioriginali, ad immagine di Dio.