Quale futuro si apre davanti a noi? In che modo vogliamo far parte attivamente e non da spettatori di questa storia? Come coniugare i vari movimenti dello scorrere del tempo ed esserci realmente alla presenza di Dio con le donne e con gli uomini, nostri contemporanei, per costruire un mondo profondamente umano?
Non basta dirci cristiani, è necessario constatare la nostra coerenza vissuta in una società così complessa e soprattutto verificare se nel tempo abbiamo trasformato la fede in pia religiosità. Spesso rischiamo di frantumare la nostra esistenza, soprattutto quando siamo incoerenti a causa dell’intimismo religioso e della mancanza di fede.
È giunto forse il tempo di riprendere il cammino e far memoria di ciò che comporta vivere da cristiani? Forse è l’ora propizia, per rivisitare il proprio itinerario di fede alla luce del Vangelo, per portare un contributo significativo alla società che, in questo momento, ha bisogno di ritrovare le sue radici cristiane? Non è raro constatare che anche noi cristiani spesso siamo assorbiti dall’omologazione, dall’individualismo e dal narcisismo che non si conciliano con il Vangelo. Seguiamo la voce del più forte di turno, lasciandoci trascinare dal bisogno di difendere i diritti individuali, dissacrando la persona, in quanto unica e irrepetibile, capace di relazione, e bypassando confini, norme e legami.
È innegabile che nel circuito della socializzazione ognuno senta il bisogno innato di individuazione, per definire la propria identità, di dare consistenza e significatività al proprio esistere, e di soddisfare il senso di appartenenza per condividere con gli altri ideali, cultura, aspirazioni, progetti.
Purtroppo l’individuo di oggi, spesso caratterizzato dai confini labili che lo determinano, non sempre si accorge della realtà non mistificata che lo circonda, quella autentica, né cerca mediazioni, per decollare nella propria vita verso la realizzazione di un progetto evangelico.Per noi cristiani il processo di socializzazione nasce a partire dalla relazione con il Signore che ci educa a instaurare relazioni significative con ogni tu, in qualsiasi luogo, nel rispetto della diversità. La nostra vita ruota intorno a Gesù Cristo? Come ogni giorno rimaniamo con il Signore, per imparare a stabilire relazioni orientate a realizzare il bene comune?
Scegliendo costantemente di vivere con passione secondo l’opzione fondamentale, Gesù Cristo e il Vangelo, nel dono totale della propria vita, ognuno favorisce la maturazione e la realizzazione di sé all’interno del progetto di Dio e si dona agli altri. É ancora attuale l’invito di Gesù ad andare ovunque ad annunciare che è risorto, a cercare i segni della risurrezione già esistenti, a fondare la vita sull’amore, a ad incontrare gli altri di qualsiasi condizione.
Quando smarriamo gli ideali o il senso della vita, anche noi cristiani perdiamo la capacità critica e ci chiudiamo nella difesa delle nostre cose. Spesso andiamo alla ricerca delle sicurezze che, a volte, tradiscono il bene comune. Esso va custodito anche rispettando le norme, da vivere non come controllo, ma come espressione della custodia del bene dell’altro, per rimanere nell’alveo evangelico.
Forse è il tempo di riprendere il Vangelo tra le mani, per riflettere in che modo ha vissuto Gesù Cristo e come hanno testimoniato con coerenza coloro che ci hanno preceduto. Gesù spesso andava in disparte per incontrare il Padre: da dove attingiamo la forza per strutturare la vita alla presenza di Dio nella vita personale, familiare, amicale, lavorativa, sociale? Quale processo aprire per essere ovunque autentici testimoni credibili?
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