“Uscire da se stessi e mettersi al servizio degli altri”, perché “la nostra vita trova significato solo nel servizio a Dio e al prossimo”. È l’invito del Papa ai giovani, nel videomessaggio per la XXXIV Giornata mondiale della gioventù, ai nastri di partenza a Panama. Alle centinaia di migliaia di giovani attesi alla sua terza Gmg, Francesco raccomanda la “rivoluzione del servizio”, sulla scia del “sì” coraggioso e generoso di Maria, che dà il “là” alla Giornata: “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
In attesa di ascoltare le parole del Papa a Panama, ripercorriamo quelle indirizzate ai giovani a Rio e a Cracovia. In entrambi gli appuntamenti precedenti, parlando a braccio, Francesco ha esortato i giovani a “fare chiasso” per farsi sentire da un mondo spesso sordo e distratto alle loro richieste.
Non guardate dal balcone la vita
“Non guardate dal balcone la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù. Non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi… Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non guardate dal balcone la vita”. (27 luglio 2013, Gmg di Rio de Janeiro)
Giocate in attacco
“Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella ‘coda’ della storia. Siate protagonisti. Giocate in attacco! Calciate in avanti, costruite un mondo migliore, un mondo di fratelli, un mondo di giustizia, di amore, di pace, di fraternità, di solidarietà. Giocate in attacco sempre! Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi… Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore”. (27 luglio 2013, Gmg Rio de Janeiro)
Per tutti, non per alcuni
“Il Vangelo è per tutti e non per alcuni. Non è solo per quelli che ci sembrano più vicini, più ricettivi, più accoglienti. È per tutti. Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore. (28 luglio 2013, Gmg Rio de Janeiro)
Lasciare un’impronta
“Non siamo venuti al mondo per ‘vegetare’, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. È molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà. Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai liberi. No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà! Proprio qui c’è una grande paralisi, quando cominciamo a pensare che felicità è sinonimo di comodità, che essere felice è camminare nella vita addormentato o narcotizzato, che l’unico modo di essere felice è stare come intontito”. (30 luglio 2016, Gmg Cracovia)
Dio fa il tifo per noi
“Dio ci ama così come siamo, e nessun peccato, difetto o sbaglio gli farà cambiare idea. Per Gesù – ce lo mostra il Vangelo – nessuno è inferiore e distante, nessuno insignificante, ma tutti siamo prediletti e importanti: tu sei importante! E Dio conta su di te per quello che sei, non per ciò che hai: ai suoi occhi non vale proprio nulla il vestito che porti o il cellulare che usi; non gli importa se sei alla moda, gli importi tu, così come sei. Ai suoi occhi vali e il tuo valore è inestimabile.
Quando nella vita ci capita di puntare in basso anziché in alto, può aiutarci questa grande verità: Dio è fedele nell’amarci, persino ostinato. Ci aiuterà pensare che ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, che crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi, che fa sempre il tifo per noi come il più irriducibile dei tifosi. Sempre ci attende con speranza, anche quando ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato”. (31 luglio 2016, Gmg Cracovia)
No al “virus” della tristezza
“Affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale! È anzi un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare. Dio, invece, è ostinatamente speranzoso: crede sempre che possiamo rialzarci e non si rassegna a vederci spenti e senza gioia. È triste vedere un giovane senza gioia. Perché siamo sempre i suoi figli amati. Ricordiamoci di questo all’inizio di ogni giornata. Ci farà bene ogni mattina dirlo nella preghiera: ‘Signore, ti ringrazio perché mi ami; sono sicuro che tu mi ami; fammi innamorare della mia vita’. Non dei miei difetti, che vanno corretti, ma della vita, che è un grande dono: è il tempo per amare ed essere amati”. (31 luglio 2016, Gmg Cracovia)