Si fa sempre più aspra la crisi in Venezuela, con uno scontro diplomatico a livello internazionale, dopo che Juan Guaidó, 35 anni, presidente dell’Assemblea nazionale, si è autoproclamato ieri presidente ad interim del Venezuela, sulla base di due articoli della Costituzione. Il suo obiettivo è di guidare la transizione democratica fino alla convocazione di nuove elezioni. L’assemblea nazionale, esautorata del potere legislativo, non riconosce infatti il risultato delle ultime elezioni, con il presidente Nicolas Maduro che si è insediato il 10 gennaio per il secondo mandato presidenziale. Ieri è stata una lunghissima giornata di proteste dell’opposizione, con folle oceaniche in tutto il Paese, represse brutalmente. Gli scontri con le forze dell’ordine ancora proseguono e finora i morti ufficiali sono 16 (ma fonti locali parlano di 26 vittime) mentre il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino Lopez conferma l’appoggio delle forze armate a Maduro e definisce l’accaduto “un golpe di Stato molto pericoloso per la nostra pace sociale”. Le forze armate affermano di non prestarsi a “giochi di bambini” e definiscono il gesto di Guaido, un “atto aberrante e vergognoso”. Gli Stati Uniti riconoscono invece Guaidó come nuovo presidente insieme ad Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, mentre Cina, Russia, Turchia, Siria, Iran si schierano con Maduro. Ieri i vescovi del Venezuela, tramite la Commissione giustizia e pace, avevano chiesto di “evitare la repressione violenta” ma così non è stato. Anche Papa Francesco, tramite il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha fatto sapere che “segue da vicino l’evolversi della situazione e prega per le vittime e per tutti i venezuelani. La Santa Sede appoggia tutti gli sforzi che permettano di risparmiare ulteriore sofferenza alla popolazione”. Da ricordare che il 91% della popolazione è sotto la soglia della povertà, di cui il 65% in povertà estrema. L’inflazione è arrivata a cifre impronunciabili, con l’aumento di 10 milioni per cento previsto nel 2019. Ossia con uno stipendio medio mensile si riescono a comprare solo due cartoni di uova. L’80-90% della popolazione soffre per la carenza di medicinali e la metà degli ospedali non è operativa. 5 milioni di venezuelani sono fuggiti oltre frontiera. Dal Venezuela sono arrivati al Sir video molto forti con le immagini delle forze di polizia che sparano ai manifestanti.
Qui sparano con armi di grosso calibro ai manifestanti in fuga a Carora, una città venezuelana nello Stato del Lara, nel nord del Paese.
I corpi speciali di sicurezza che reprimono i manifestanti a Valle de la Pascua, una città nel nord del Venezuela nello Stato di Guárico, si vedono nel video che segue. Si parla di una persona morta durante gli scontri.
In un altro video girato dall’alto di un palazzo a Valle de la Pascua si vedono folle imponenti di manifestanti e si sentono i rumori di cacerolazos, una forma di protesta che si usa in America Latina percuotendo casseruole (da cui il nome), pentole, coperchi, mestoli ed altri utensili.