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Sorelle Clarisse: “C’è una Parola rivolta a tutti, nessuno escluso”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

La liturgia di questa domenica ci invita a concentrarci e a focalizzare il nostro sguardo sulla “Parola”.
«Il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere […]. Tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della Legge». Così leggiamo nella prima lettura. C’è una Parola portata, aperta, letta, spiegata a tutto il popolo, a ciascun uomo…c’è un intero popolo in ascolto, rivolto alla Parola, conquistato dalla Parola.
E’ un popolo di poveri, prigionieri, ciechi, oppressi a cui viene annunciata letizia, liberazione, possibilità di vedere, libertà. Siamo noi, ciascuno di noi a cui la Parola, ogni giorno, rivolge il suo invito affinché “tendiamo, svegliamo” l’orecchio alla sua proposta di vita.
Il sacerdote Esdra «lesse il libro sulla piazza […] sopra una tribuna di legno…». Siamo nel mezzo della città, proprio come Gesù che, ci dice l’evangelista Luca, «ritornò in Galilea […], insegnava nelle sinagoghe […]. Venne a Nazareth…». La Parola non si nasconde, non si mimetizza ma ci raggiunge proprio nel luogo che è il nostro quotidiano, la nostra vita ordinaria.
E neanche per un tempo limitato: «…dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno…» e «di sabato». Sono espressioni, queste, che non indicano un lasso di tempo limitato ma «il giorno consacrato al Signore», un intero arco di vita, il nostro giorno, il nostro tempo, il nostro oggi.
«Questo giorno è consacrato al Signore nostro», «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
C’è una Parola rivolta a tutti, nessuno escluso; c’è un quotidiano, che è il nostro, in cui essa si fa presente…senza alcun limite temporale…ma ci devono essere un orecchio e un cuore capaci, desiderosi e attenti nell’ascoltare. Solo così scopriremo un Dio che, come canta il salmista, rinfranca, rende saggi, fa gioire, illumina, è fedele, è roccia e redentore.
A questo Dio che chiede di entrare a far parte della nostra vita, vale la pena fare grande festa: «Non fate lutto e non piangete […] andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato […]. Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra festa».

Redazione: