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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Più collegamenti, per uscire dall’angolo della periferia. Questa, al momento, è la principale richiesta che emerge dal quartiere Ponterotto. A sottolinearla è il presidente del comitato zonale, Roberto Angelini.
Cosa intende quando parla di collegamenti?
“Penso sia al trasporto pubblico, i bus, sia ai marciapiedi. Il nostro è un quartiere tenuto ai margini delle linee urbane ed extraurbane. Le fermate sono pochissime e ciò crea problemi soprattutto alle fasce più sensibili della popolazione, come gli anziani che spesso hanno difficoltà a muoversi dal Ponterotto. Poi ci sono zone dove mancano i marciapiedi, penso al ponte di via della Resistenza e ciò crea un quotidiano pericolo per le tante persone che abitano lì intorno e si spostano a piedi. Su questi due aspetti chiediamo più attenzione, da parte del Comune e della Start”.
Volendo guardare gli aspetti positivi, cosa può far emergere?
“Rispetto alle esigenze emerse durante l’ultima assemblea pubblica che abbiamo svolto lo scorso aprile, sono stati fatti dei passi avanti per quanto riguarda il potenziamento della pubblica illuminazione e la manutenzione ordinaria delle strade, con la copertura di alcune buche. Il Comune ha fatto anche un buon lavoro per affrontare la piaga dell’abbandono selvaggio dei rifiuti che nel nostro quartiere era particolarmente evidente. Venivano scaricati anche materiali pericolosi, come Eternit, ma dopo un rafforzamento dei controlli le cose sono migliorate. Certo, si può ancora migliorare, penso soprattutto alla pulizia quotidiana. Chiediamo solo equità rispetto ad altre zone, come il centro, dove le strade vengono pulite con più accuratezza. L’auspicio, dunque, è una maggior presenza e precisione da parte dei netturbini di PicenAmbiente”.
Restando in tema, voi siete stati uno dei primi quartieri a sperimentare il nuovo sistema di raccolte dei rifiuti, con i cosiddetti mastelli. Come procede questo meccanismo?
“Non nascondo che contino a raccogliere lamentele per la scarsa igienicità di questi contenitori che di notte debbono essere lasciati in strada, all’aperto, per poi essere riportati in casa. Chi ha la fortuna di avere garage o ampi spazi, non sente questo problema. Ma chi vive in ambienti piccoli si lamenta: spesso al mattino il mastello viene trovato sporco, anche per colpa di animali randagi che di notte gironzolano nelle nostre strade, alcune delle quali sono quasi di campagna”.
Secondo lei ci sono margini per cambiare questi sistema?
“Non sono io a dirlo, lo stesso assessore di riferimento, Andrea Traini, ha fatto sapere che si potranno apportare modifiche, ma a suo dire occorre che, prima, in tutta la città sia attivato questo nuovo servizio e le operazioni sono ancora in corso. Personalmente non condiviso questo ragionamento, ma non posso che adeguarmi e attendere”.
A proposito di cambiamento: tempo fa si parlava di un possibile passaggio, da piazza della Libertà a parco della Libertà: con recinsione e con orari di apertura e chiusura, per migliorare sicurezza e decoro di tale spazio, vitale per il Ponterotto. Come stanno le cose?
“Il progetto è ancora vivo, proprio all’inizio di quest’anno noi del comitato abbiamo incontrato alcuni tecnici municipali competenti in materia, per analizzare il progetto e vedere come portarlo avanti”.
Parliamo di sicurezza: in passato il Ponterotto è stato al centro di un’escalation di furti domestici. Forse anche per questo c’è stato un boom di adesioni all’associazione Occhio Amico Pd’A, impegnata una rete civica volta a migliorare la sicurezza urbana. Oggi com’è la situazione?
“I furti si sono notevolmente ridotti e la collaborazione con Occhio Amico è molto utile per il nostro quartiere visto che così possiamo contare su notizie e informazioni utili a garantire serenità ai residenti, soprattutto a quelli potenzialmente più esposti all’azione di ladri o truffatori, come gli anziani”.
Il vostro quartiere ospita anche la Caritas Diocesana, che rapporti ci sono?
“Con il comitato c’è grande collaborazione, soprattutto con il direttore don Gianni Croci, persone di grande attivismo. Per fare un recente esempio: durante le feste di Natale, insieme con l’assessore al sociale Emanuela Carboni, ci siamo prodigati per aiutare delle persone che non sapevano letteralmente dove trascorre la notte”.
C’è però da dire che qualche residente si lamenta per i disagi causati non dalla Caritas come istituzione, bensì da parte di qualche frequentatore: persone che, a volte, sembrano non rispettare i canoni della civile convivenza…
“Sono disponibile a mediare per risolvere certe situazioni. Ad ogni modo, affronteremo anche questo tema durante la prossima assemblea pubblica di quartiere, che sarà convocata entro marzo”.
Il Ponterotto s’inserisce nella parrocchia Madonna del Suffragio, come sono i rapporti tra comitato e Chiesa parrocchiale?
“Nel nostro gruppo tutti frequentiamo attivamente la parrocchia e siamo sempre disponibili a supportarne le attività. Con il parroco, don Gianni Capriotti, c’è una buona collaborazione”.
A proposito del vostro gruppo di quartiere: siete stati eletti a fine 2017 ed a fine 2020 ci saranno nuove elezioni, ci sono forze fresche pronte a continuare il cammino avviato?
“Sinceramente, attualmente non ne vedo. Colgo l’occasione per lanciare un appello a chiunque volesse iniziare a partecipare attivamente alle attività del Comitato di quartiere: presentatevi alle nostre riunioni, fateci sapere, perché è bene iniziare a programmare con giusto anticipo la nuova squadra. Io ho già svolto due mandati come presidente e, dunque, da regolamento non potrò ricoprire più questa carica”.
Infine una domanda personale: lei è un vero e proprio maestro del Presepe. Realizza artigianalmente opere importanti, come quella esposta all’interno della chiesa Madonna del Suffragio: che significato ha per lei il Presepe?
“Per me è un atto di fede, al di là degli aspetti artistici, è un momento di preghiera che mi lega a Dio ed anche a mio padre, il mio primo maestro”.
Come ha reagito alle recenti polemiche nazionali sulla presunta inutilità di fare il presepe nella società contemporanea?
“Personalmente non ho voluto seguire più di tanto queste polemiche, per evitarmi dei dispiaceri. Il presepe è una tradizione più che consolidata nel nostro Paese e non vedo perché debba essere messa in discussione”.
Insomma: le tradizioni non si discutono, ma si tramandano.
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