Domanda di un lettore: “Perché se la Bibbia è una sola c’è distinzione tra noi Cristiani e i testimoni di Geova? Poi se Dio è uno solo ed è universale, come mai loro lo chiamano Geova? Grazie aspetto risposta!”.
Risposta del nostro teologo Nicola Rosetti: “Bisogna innanzi tutto partire dalla constatazione che la bibbia non è una sola: nel caso specifico dei testimoni di Geova, la bibbia da loro adottata contiene 7 libri in meno rispetto al testo sacro in uso presso i cattolici. I libri mancanti sono Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Primo e Secondo Libro dei Maccabei, Lettera di Geremia.
È poi necessario notare che, da un punto di vista teologico, anche se i testimoni di Geova si definiscono “cristiani”, non possono essere riconosciuti come tali, poiché possono essere così chiamati solo coloro che credono nella Trinità e, di conseguenza, nella divinità di Gesù Cristo. Non è sufficiente un richiamo generico agli insegnamenti e alle opere di Cristo e quindi, stricto sensu, possono essere definiti cristiani solo i cattolici, gli ortodossi e i protestanti.
Se, come dice lei, Dio è uno e universale, è altrettanto vero che nomina sunt consequentia rerum (=i nomi sono conseguenza delle cose) e dunque se chiamiamo Dio in modi diversi vuol dire che ci rapportiamo a lui in modo diverso. Le religioni sono accomunate dalla comune ricerca del senso della vita, ma offrono risposte anche molto diverse fra loro (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 842-845). Ed è normale che sia così, altrimenti esisterebbe un’unica religione (su questo abbiamo già discusso QUI).
Nel caso specifico dei testimoni di Geova, il nome della divinità è frutto di un errore di lettura e interpretazione del testo biblico. Infatti, l’Antico Testamento, redatto in origine in ebraico, è scritto con un alfabeto di sole consonanti. Il nome che Dio rivela nell’episodio del roveto ardente (cfr. Es 3,14) è composto da 4 lettere (e proprio per questo si parla si Sacro Tetragramma [dal greco tetra=4, gramma=segni]): יהוה, che dobbiamo leggere da destra verso sinistra. Se traslitteriamo nel nostro alfabeto il Sacro Tetragramma otteniamo “YHWH”. Detto per inciso, il Sacro Tetragramma appare anche nel grande dipinto dell’abside della nostra Cattredrale.
Gli ebrei, per rispetto di Dio e in ossequio al secondo comandamento (Non pronunciare il nome di Dio invano, cfr. Es 20,7 e Dt 5,11) non pronunciano mai questo nome e hanno inserito intenzionalmente nel Sacro Tetragramma le vocali della parola Adonaj, che vuol dire Signore. Per leggi interne alla lingua ebraica, la prima “A” si trasforma in “E” e otteniamo dunque Jehowah. Jehowah dunque non è il nome di Dio, ma una sua intenzionale “storpiatura”, al fine di evitare di pronunciarlo. Quando infatti gli ebrei incontrano la “storpiatura” Jehowah leggono Adonaj, che, come abbiamo già detto, significa “Signore”.
Alla luce di ciò, comprendiamo meglio frasi della Scrittura come “Signore è il suo nome” (Am 9,5) che in italiano non avrebbero alcun senso. Infatti, “Signore” è un titolo di Dio, non il suo nome, come “Professore” è il titolo del Professor Mario Rossi, non il suo nome. Dunque, quando leggiamo l’Antico Testamento in italiano, dobbiamo pensare che nell’originale ebraico troveremmo יהוה, cioè il nome di Dio: comprendiamo allora che una traduzione più vicina all’originale sarebbe “JHWH è il suo nome” e questa volta la frase avrebbe pienamente senso logico.
Pertanto, è utile sottolineare che tutto il Nuovo Testamento dei testimoni di Geova è completamente manomesso. Infatti la seconda parte della bibbia è stata scritta in greco e dunque nel testo originale non troveremo mai il Sacro Tetragramma, ma sempre e solo la parola κύριος (Kyrios=Signore). Dunque ogni volta che nel Nuovo Testamento dei testimoni di Geova incontriamo la parola “Geova” possiamo senza ombra di dubbio affermare che si tratta di una arbitraria manipolazione dei traduttori geovisti”.