È quanto denuncia oggi il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore, in una nota nella quale sottolinea che “i continui combattimenti nella zona circostante Hajin, nella Siria orientale, hanno costretto migliaia di persone a intraprendere un lungo e faticoso viaggio verso la salvezza nel campo di Al-Hol per sfollati interni – quasi 300 km a nord”. Dal dicembre dello scorso anno, circa 23.000 persone – la maggior parte delle quali donne e bambini – sono arrivate al campo distrutte dopo tre giorni di viaggio in condizioni climatiche difficili nel deserto, con poco cibo e poco riparo lungo la strada”, prosegue Fore, aggiungendo che “più di 5.000 persone sono arrivate negli ultimi tre giorni”.
“La mancanza di sicurezza ha reso praticamente impossibile l’accesso umanitario ai bambini in viaggio verso l’area di controllo del campo. Il difficile viaggio, il freddo e i lunghi periodi di attesa nei centri di screening, dove le famiglie aspettano a volte per giorni, hanno contribuito alla morte di almeno 29 bambini – tra cui 11 bambini negli ultimi due giorni”, precisa il direttore generale dell’Unicef.
“Dalla scorsa settimana – continua – i combattimenti a Ma’arat al-Nu’man a Idlib, nella Siria nordoccidentale, hanno ucciso tre bambini e ferito altre decine di persone. Un insegnante che lavora per un partner sostenuto dall’Unicef e suo figlio sono stati uccisi nella violenza. I combattimenti hanno anche danneggiato gravemente una scuola e un centro comunitario per bambini”.
“L’Unicef – sottolinea Fore – fa appello a tutte le parti per facilitare un accesso umanitario sicuro, senza ostacoli e duraturo a tutti i bambini bisognosi” considerato che “le parti in conflitto hanno dimostrato un insensibile disprezzo per le leggi di guerra”. “Non ci sono scuse: i bambini – conclude – non sono e non devono mai essere bersaglio di violenza”.