L’economia europea rallenta anche se “i fondamentali sono sani”. L’occupazione cresce – e questo è ovviamente un buon segnale – ma si registrano “incertezze sullo scenario mondiale” che potrebbero incidere negativamente sulle performance nazionali e sul mercato interno. Tutto questo in un’Europa a più velocità: i Paesi dell’est corrono, l’Europa centrale (Germania e Francia) camminano, l’Italia arranca, ultima in classifica per quanto riguarda il Pil. Sono le indicazioni che emergono dalle Previsioni intermedie della Commissione rese note da Pierre Moscovici, commissario agli affari economici.
Incertezza Brexit. Alle parole sempre prudenti di Moscovici, si aggiunge il commento di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, responsabile per l’euro e il dialogo sociale: “Si prevede che tutti i Paesi dell’Unione continueranno a crescere nel 2019, il che significa più posti di lavoro e più prosperità. Le nostre previsioni sono tuttavia riviste al ribasso, in particolare per le maggiori economie della zona euro”. Questa revisione riflette “fattori esterni quali tensioni commerciali e rallentamenti sui mercati emergenti, in particolare in Cina”. Quindi una osservazione sui rapporti col Regno Unito: “La possibilità di un Brexit non ordinato crea ulteriore incertezza”. Per Dombrovskis “avere consapevolezza di questi rischi crescenti significa essere a metà dell’opera; l’altra metà consiste nella scelta della giusta combinazione di politiche: agevolare gli investimenti, intensificare gli sforzi per realizzare le riforme strutturali e perseguire politiche di bilancio prudenti”.
Il problema Italia. “Nella seconda parte del 2018, in Italia l’impatto di un commercio mondiale meno dinamico è stato rafforzato dalla debolezza della domanda interna e degli investimenti. L’incertezza e l’aumento del costo dei finanziamenti hanno fatto la loro parte”. Sulla situazione italiana Moscovici si è soffermato con dovizia di particolari. L’incertezza delle politiche economiche, ha detto, non aiuta la ripresa. E ha ricordato i necessari interventi sulla manovra, in autunno, per evitare che lo spread raggiungesse livelli incontrollabili. L’Italia resta dunque sotto la lente di ingrandimento a Bruxelles, anche se la Commissione non ha intenzione di fare ulteriori interventi prima delle elezioni europee di maggio. Moscovici aggiunge: “non sembra che vi sia stata l’espansione keynesiana prevista” dal governo. Ovvero, nessun boom. Da Roma giungono le prime prese di posizione e il ministro dell’economia, Giovanni Tria, esclude una manovra correttiva, rifiuta il termine “recessione” e preferisce parlare di “una battuta d’arresto” del sistema-Italia. Il premier Giuseppe Conte, prima ancora della diffusione dei dati di Bruxelles, aveva insistito: “noi confermiamo le nostre valutazioni di crescita”.