SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lunedì 11 febbraio si celebrerà la XXVII Giornata Mondiale del Malato.
I festeggiamenti avverranno in modo solenne a Calcutta, in India, città dove ha operato l’indimenticabile Santa Teresa di Calcutta. Il tema scelto per quest’anno è un versetto del vangelo di Matteo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). Anche la nostra comunità diocesana si appresta a vivere questo momento di comunione con i sofferenti e i malati. Il vescovo Carlo Bresciani presiederà l’Eucaristia nella mattina alle ore 11.00 presso la cappella dell’Ospedale Civile.
Nel pomeriggio presso la Cattedrale ci sarà la recita del Santo Rosario, animato da don Vincenzo Catani, alle 16.45.
Alle 17.30 sarà celebrata la Santa Messa, presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani, a cui seguirà la processione con i Flambeaux.
Così Don Roberto Melone invita i fedeli a questi momenti di grazia: “La Giornata Mondiale del Malato acquista quest’anno un significato particolare con la riapertura della Cattedrale perché questa giornata è stata vissuta in modo strettamente legato al culto della Madonna di Lourdes, un culto molto forte nella nostra Diocesi come in tutta la Chiesa e soprattutto nei malati. Mi preme sottolineare che saranno coinvolti l’Unitalsi, tutte le associazione dei malati, come quelle dei volontari. Il senso profondo di questa giornata non sta nello sguardo reclinato nel dolore e nella sofferenza, ma è legato alla vita, alla promozione della cultura della vita, e al rispetto di qualsiasi vita, in qualunque condizione essa si trovi. Sia questa giornata una luce di speranza per i malati, per gli operatori sanitari, per i volontari”.
Nel messaggio rivolto ai fedeli per questa occasione, Papa Francesco fra l’altro ha affermato: “Di fronte alla cultura dello scarto e dell’indifferenza, mi preme affermare che il dono va posto come il paradigma in grado di sfidare l’individualismo e la frammentazione sociale contemporanea, per muovere nuovi legami e varie forme di cooperazione umana tra popoli e culture. Il dialogo, che si pone come presupposto del dono, apre spazi relazionali di crescita e sviluppo umano capaci di rompere i consolidati schemi di esercizio di potere della società. Il donare non si identifica con l’azione del regalare perché può dirsi tale solo se è dare sé stessi, non può ridursi a mero trasferimento di una proprietà o di qualche oggetto. Si differenzia dal regalare proprio perché contiene il dono di sé e suppone il desiderio di stabilire un legame. Il dono è, quindi, prima di tutto riconoscimento reciproco, che è il carattere indispensabile del legame sociale. Nel dono c’è il riflesso dell’amore di Dio, che culmina nell’incarnazione del Figlio Gesù e nella effusione dello Spirito Santo”.