“Tutti noi abbiamo bisogno di essere guariti, tutti, perché tutti abbiamo malattie spirituali, tutti. Ma, anche, tutti noi abbiamo la possibilità di guarire gli altri”.
Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta ha raccomandato due ingredienti essenziali per la nostra “guarigione”, mutuati dall’atteggiamento di Gesù: “La mitezza, l’umiltà, la forza contro il peccato, contro il diavolo”. D qui l’invito ad “andare avanti in questo bel ‘mestiere’ di guarirci fra noi, perché tutti: ‘Io guarisco un altro e mi lascio guarire dall’altro’. Fra noi. Questa è una comunità cristiana”. “Guarire è un po’ ricreare”, ha spiegato Francesco, secondo quanto riferisce Vatican News: “Gesù ci ha ricreato dalla radice e poi ci ha fatto andare avanti con il suo insegnamento, con la sua dottrina, che è una dottrina che guarisce”, sempre.
“La prima guarigione – ha proseguito il Papa – è la conversione nel senso di aprire il cuore perché entri la Parola di Dio. Convertirsi è guardare da un’altra parte, convergere su un’altra parte. E questo apre il cuore, fa veder altre cose. Ma se il cuore è chiuso non può essere guarito. Se qualcuno è ammalato e per tenacia non vuole andare dal medico, non sarà guarito. E a loro dice, primo: ‘Convertitevi, aprite il cuore’”.
“Anche se noi cristiani facciamo tante cose buone, ma se il cuore è chiuso è tutta vernice di fuori”, il monito di Francesco, che ha esortato a farsi questa domanda: “Io sento questo invito a convertirmi, aprire il cuore per essere guarito, per trovare il Signore, per andare avanti?”. Per proclamare che la gente si converta, ci vuole però autorità. Per guadagnarla Gesù, nel Vangelo, dice di “non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro”. In sostanza, la povertà: “L’apostolo, il pastore che non cerca il latte delle pecore, che non cerca la lana delle pecore”. Francesco ha fatto riferimento a quanto afferma sant’Agostino, che “parlando di questo dice che quello che cerca il latte, cerca i soldi e che a quello che cerca la lana, piace vestirsi con la vanità del suo mestiere. È un arrampicatore di onori”. “Povertà, umiltà, mitezza”, ha raccomandato invece il Papa: “Se un apostolo, un inviato, qualcuno di noi – ne siamo tanti di inviati qui -, va un po’ col naso in su, credendosi superiore agli altri o cercando qualche interesse umano o – non so – cercando posti nella Chiesa, non guarirà mai nessuno, non sarà riuscito ad aprire il cuore di nessuno, perché la sua parola non avrà autorità. L’autorità, il discepolo l’avrà se segue i passi di Cristo. E quali sono i passi di Cristo? La povertà. Da Dio si è fatto uomo! Si è annientato! Si è spogliato! La povertà che porta alla mitezza, all’umiltà. Il Gesù umile che va per la strada per guarire. E così un apostolo con questo atteggiamento di povertà, di umiltà, di mitezza, è capace di avere l’autorità per dire: ‘Convertitevi’, per aprire i cuori”. E dopo aver esortato alla conversione, gli inviati scacciavano molti demoni, con l’autorità di dire: “No, questo è un demonio! Questo è peccato. Questo è un atteggiamento impuro! Tu non puoi farlo”. Ma bisogna dirlo con “l’autorità del proprio esempio, non con l’autorità di uno che parla da su ma non è interessato alla gente”, ha sottolineato ancora Francesco spiegando che “quella non è autorità: è autoritarismo”. “Davanti all’umiltà, davanti al potere del nome di Cristo con il quale l’apostolo fa il suo mestiere se è umile, i demoni fuggono”, perché non sopportano, che si guariscano i peccati. Poi gli inviati guarivano anche il corpo, ungendo con l’olio molti infermi. “L’unzione è la carezza di Dio”, ha detto il Papa: l’olio infatti è sempre una carezza, ammorbidisce la pelle e fa stare meglio. Gli apostoli, devono quindi imparare “questa saggezza delle carezze di Dio”. “Così un cristiano guarisce, non solo un sacerdote, un vescovo”: “Ognuno di noi ha – ribadito il Papa – il potere di guarire” il fratello o la sorella “con una buona parola, con la pazienza, con un consiglio a tempo, con uno sguardo, ma come l’olio, umilmente”.