“Per compiere il gesto che Benedetto XVI ha compiuto sei anni fa ci vuole un ‘allenamento’ di tutta una vita, una vita spesa a far crescere insieme forza e bontà, ci vuole coraggio insomma, un coraggio da leoni”. Non ha dubbi Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano.
L’epoca che Benedetto “ha chiuso alle sue spalle dimettendosi dal soglio di Pietro, è l’epoca del XX secolo, il secolo breve e terribile delle due guerre mondiali e dei grandi genocidi”. Probabilmente, sostiene Monda, “sulla memoria di Benedetto prevarrà quella del suo santo predecessore e del suo vulcanico successore ma è certo che sia Giovanni Paolo II che Francesco non avrebbero potuto essere quello che sono stati e sono senza la presenza forte e discreta di Joseph Ratzinger. E i due lo hanno riconosciuto, più volte. Francesco lo ha detto spesso, solo pochi giorni fa, tornando dal viaggio negli Emirati Arabi, rispondendo alle domande dei giornalisti” e precisando che Benedetto “è un uomo buono, un pezzo di pane è più cattivo di lui, ma è un uomo forte”. “Bella sottolineatura che ci ricorda una cosa talmente vera che agli uomini spesso impigriti dalla forza dell’abitudine può risultare falsa o quantomeno paradossale – chiosa Monda –: che la forza e la bontà camminano insieme, alimentandosi reciprocamente”.