“Caro Paolo, per prima cosa vogliamo chiederti scusa per essere arrivati a questo nostro appuntamento con duemila giorni di ritardo”. Con queste parole, contenute in una lettera indirizzata a padre Paolo Dall’Oglio, l’associazione “Giornalisti amici di padre Paolo Dall’Oglio” ha voluto iniziare la fiaccolata per il gesuita fondatore dell’ordine di Mar Musa e per migliaia di siriani sequestrati e detenuti da anni in Siria. L’incontro, che si è svolto ieri sera a piazza dell’Esquilino, a Roma, davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore, è stato organizzato a pochi giorni di distanza da alcune indiscrezioni che vedrebbero padre Dall’Oglio, sequestrato il 29 luglio 2013 a Raqqa (Siria), ancora vivo e al centro di trattative tra lo Stato islamico e le forze curdo-arabe.
Non esistono destini separati. All’evento, promosso da numerose associazioni, hanno preso parte persone di diverse confessioni religiose. Tra loro, anche un gruppo di profughi siriani arrivati in Italia con i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio. Le fiaccole a illuminare la piazza e a ribadire che
“non esistono destini separati. La pace in Siria è anche la pace per l’umanità”.
Una luce, si legge nella lettera, che “proviamo ad accendere oggi e così abbiamo chiesto a chiunque volesse di accenderla per te, per gli altri ostaggi che si troverebbero secondo notizie plausibili ma non confermate con te nel mezzo dell’ennesima battaglia sanguinosa, e per le migliaia di siriani che da anni patiscono il tuo stesso destino, dimenticati, rimossi, come per le loro famiglie, provate come la tua”.
“La tua storia Paolo – continua l’associazione – , espulso da Assad e sequestrato dall’Isis, è la storia del popolo siriano, espulso con cieca violenza nei quattro angoli del pianeta da Assad e sequestrato dall’Isis, che con la sua bestialità ci ha chiuso gli occhi e i cuori davanti a questi nuovi Enea, con i nuovi Anchise sulle spalle.
La tua teologia dell’elezione per via dell’esclusione, perché gli esclusi sono eletti, fa di loro i primi eletti di questo nostro oggi”.
Il miracolo di Abu Dhabi. Nella lettera indirizzata a padre Dall’Oglio, i promotori della fiaccolata riflettono sulle notizie che in questi giorni arrivano da Baghouz, ultima roccaforte siriana dell’Isis: “Noi siamo sicuri che solo la politica ci porterà davvero all’ultima battaglia. L’ultima battaglia senza politica non c’è stata con al-Zarqawi, il padre dell’Isis, e non ci sarà con al-Baghdadi”. “Può porsi termine alla storia di una malattia senza una diagnosi e la conseguente terapia. Questa terapia per noi ha un nome, e due uomini l’hanno pronunciata pochi giorni fa non tanto distante da te: è ‘fratellanza’”, ha sottolineato l’associazione richiamando lo “storico” Documento “sulla fratellanza umana per la pace mondiale della convivenza comune” firmato dal Papa e dall’imam al-Tayyeb pochi giorni fa in occasione del Viaggio apostolico di Francesco negli Emirati Arabi Uniti. “Francesco e l’imam al-Tayyeb hanno parlato di fratellanza, cioè di religioni che rifiutano la deriva delle religioni secolari, che divinizzano leader – spiegano i promotori -. Queste religioni secolari possono fare dei santi, generali o attentatori, ma lo possono fare solo nel nome della malattia identitaria, mai dell’umanità. La sconfessione comune di queste religioni secolari ci sembra
il miracolo di Abu Dhabi”.
“Un documento e un viaggio fondamentali per il dialogo e il rapporto tra le diverse fedi religiose – ha rimarcato Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di San’Egidio -. È la prima volta che un Papa tocca la terra della penisola arabica”. Quella di questa sera, ha proseguito Zuccolini, “oltre a ricordare padre Paolo Dall’Oglio, vuole essere anche un’occasione per tenere alta l’attenzione su una guerra che è durata più di sette anni, causando migliaia di morti”.
Collera e luce. “L’auspicio naturalmente è quello della liberazione e del ritorno di Paolo, ma non soltanto il suo – ha detto al Sir Riccardo Cristiano, uno dei fondatori dell’associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio -.
Vorremo pregare, pensare, esprimere solidarietà, vicinanza, affetto a tutti quelli che come Paolo, e sono migliaia, sono stati inghiottiti in queste tenebre angoscianti. Ci sono migliaia di famiglie che da anni non sanno che fine abbiano fatto i loro cari. Questa è una della conseguenze più insopportabili di questo conflitto”.
“In noi c’è la collera di non aver capito e di non essere stati all’altezza dei suoi avvertimenti, e la luce che promana dalla sua testimonianza”, ha affermato Cristiano richiamando il titolo dell’ultimo libro di padre Dall’Oglio, “Collera e luce”, edito nel 2012. Tuttavia, ha esortato il giornalista, ora più che mai “non dobbiamo abbassare la testa e chinarci agli eventi. Dobbiamo cercare di alzarci, reagire e contribuire a una storia diversa”.
Un autentico uomo. Alla fiaccolata sono giunti anche messaggi dalla Siria. In particolare, un amico di padre Paolo Dall’Oglio, che ha ricordato il gesuita come
“un autentico siriano, un autentico italiano, un autentico cristiano, un autentico musulmano, ma soprattutto un autentico uomo”.
Presente anche una delle sorelle di padre Dall’Oglio, Immacolata, che salutando i partecipanti all’incontro ha detto: “Se Paolo potesse guardarci avrebbe lacrime di commozione. Queste fiaccole ci aiutano a dire che lui non è solo e che come tutti speriamo lui possa sentire questa vicinanza. La speranza è che si possa trovare una soluzione umana e umanizzante a questo conflitto senza fine”. Essenziale, ha concluso citando le parole del fratello Paolo, “è che si rispetti l’umanità dell’altro. Solo così si riesce a rispettare anche l’umanità di se stessi”.