Amare i nemici “non è un optional, è un comando. Non è per tutti, ma per i discepoli”. Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di ieri, pronunciato poco dopo la conclusione dell’incontro in Vaticano su “La protezione dei minori nella Chiesa”. Gesù, ha spiegato Francesco sulla scorta del Vangelo, “sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro. Questo è l’amore che Gesù dona a chi ‘lo ascolta’. E allora diventa possibile! Con Lui, grazie al suo amore, al suo Spirito noi possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male”. In questo modo, ha proseguito il Papa, “Gesù vuole che in ogni cuore l’amore di Dio trionfi sull’odio e sul rancore”: “La logica dell’amore, che culmina nella Croce di Cristo, è il distintivo del cristiano e ci induce ad andare incontro a tutti con cuore di fratelli”. “Ma come è possibile superare l’istinto umano e la legge mondana della ritorsione?”, si è chiesto Francesco. La risposta la dà Gesù nella stessa pagina evangelica: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. “Chi ascolta Gesù, chi si sforza di seguirlo anche se costa, diventa figlio di Dio e comincia a somigliare davvero al Padre che è nei cieli”, ha commentato il Papa: “Diventiamo capaci di cose che mai avremmo pensato di poter dire o fare, e di cui anzi ci saremmo vergognati, ma che invece adesso ci danno gioia e pace. Non abbiamo più bisogno di essere violenti, con le parole e i gesti; ci scopriamo capaci di tenerezza e di bontà; e sentiamo che tutto questo non viene da noi ma da Lui!, e dunque non ce ne vantiamo, ma ne siamo solo grati”. “Non c’è nulla di più grande e più fecondo dell’amore”, ha garantito Francesco: “Esso conferisce alla persona tutta la sua dignità, mentre l’odio e la vendetta la sminuiscono, deturpando la bellezza della creatura fatta a immagine di Dio.Questo comando, di rispondere all’insulto e al torto con l’amore, ha generato nel mondo una nuova cultura: la ‘cultura della misericordia’, che dà vita a una vera rivoluzione”. No, allora, ai “collezionisti di ingiustizie”, ha aggiunto il Papa a braccio, che “ricordano solo le cose brutte”. “Dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre”, la consegna del Papa: “Se non perdoniamo del tutto, non possiamo pretendere di essere perdonati. Invece, se i nostri cuori si aprono alla misericordia, se si suggella il perdono con un abbraccio fraterno e si stringono i vincoli della comunione, proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il bene”.