“Nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi”. Con parole di Edith Stein – trucidata ad Auschwitz e, vent’anni fa, proclamata santa e patrona d’Europa – Papa Francesco tocca gli estremi della parabola relativa agli abusi sessuali su minori.
Innanzitutto, con l’autorità del primo fra gli Apostoli, chiama per nome l’oscurità, che genera e imbriglia la notte: nelle sue tenebre riconosce all’opera il mistero stesso del male.
Alza, così, il velo su un problema ancora sottostimato e di cui fino a un recente passato ci si proibiva perfino di parlare. Ne passa in rassegna la galleria di orrori, Barbablù nascosti sotto la maschera di genitori, parenti, allenatori, educatori e, purtroppo, sacerdoti: chiarisce che l’universalità del crimine non ne ridimensiona la mostruosità, ma giustifica la rabbia della gente, riflesso dell’ira di un Dio tradito. Si lascia trafiggere dal dolore delle vittime, dai loro stessi sentimenti di vergogna, confusione, paura, senso di colpa, sfiducia, disperazione.
Dalla saccoccia della Tradizione estrae il tesoro antico e sempre nuovo con cui reagire allo spirito del male: umiliazione, accusa di sé, preghiera e penitenza, misure spirituali che forgiano profeti e santi, capaci di attraversare la valle oscura senza smarrire la direzione.
In loro – nei profeti e nei santi – prende voce la Chiesa, che per porre fine alle violenze assume impegni precisi: la priorità della tutela del bambino sulla difesa dell’Istituzione dallo scandalo; la serietà che – mentre impedisce di insabbiare alcun delitto – ne assicura alla giustizia i responsabili; una selezione più rigorosa dei candidati al ministero, che escluda chi non ha maturità umana e spirituale, sapendo che “la grazia non supplisce la natura”; la configurazione dei ministri a Cristo e al suo Vangelo, quale esigenza e diritto del popolo di Dio; il rafforzamento delle Linee guida delle Conferenze episcopali (a maggio saranno approvate quelle italiane), perché non restino orientamenti, ma abbiano valore normativo, anche nello sviluppo della prevenzione nei diversi ambienti delle attività ecclesiali; la disponibilità a “perdere tempo” in quell’ascolto che guarisce nelle vittime le ferite e nei pastori l’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del levita, così distante dalla concretezza del buon samaritano; una maggiore consapevolezza di quanto la dipendenza dalla pornografia – a portata di mano nel mondo digitale – incida negativamente nella mente e nell’anima; infine, la cura pastorale delle persone sfruttate dal turismo sessuale e la collaborazione per arrivare a un quadro giuridico internazionale che consenta di perseguire delinquenti che nemmeno si riconoscono tali.
Sono gli impegni con cui domenica scorsa il Santo Padre ha concluso l’incontro in Vaticano. Sono altrettanti passi che, nella notte del mondo, anticipano l’aurora. Sui bastioni della storia, il popolo di Dio ne è sentinella vigile e operosa.
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