“In nome di questo rispetto, attendiamo ora l’esito del processo d’appello, ricordando che il cardinale Pell ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all’ultimo grado”, ha reso noto il direttore “ad interim”: “In attesa del giudizio definitivo, ci uniamo ai vescovi australiani nel pregare per tutte le vittime di abuso, ribadendo il nostro impegno a fare tutto il possibile affinché la Chiesa sia una casa sicura per tutti, specialmente per i bambini e i più vulnerabili”.
“Per garantire il corso della giustizia – ha concluso Gisotti – il Santo Padre ha confermato le misure cautelari già disposte nei confronti del cardinale George Pell dall’ordinario del luogo al rientro del cardinale in Australia. Ossia che, in attesa dell’accertamento definitivo dei fatti, al cardinale sia proibito in via cautelativa l’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età”.
Il verdetto unanime dei 12 membri della giuria della County Court dello Stato australiano di Victoria è stato emesso l’11 dicembre dopo oltre due giorni di deliberazione, ma reso pubblico solo oggi. L’udienza di condanna inizierà domani. Il porporato continua a dichiararsi innocente e il suo avvocato prevede di ricorrere in appello. In appello – la cui data non è stata ancora fissata – il card. Pell non sarà ascoltato da una giuria ma da un Collegio di tre giudici: il caso, quindi, è ancora in corso e non sarà completato finché il ricorso non sarà esaminato e non sarà stata presa una decisione.
Il card. George Pell, 77 anni, prefetto della Segreteria per l’economia dal 2014, è stato condannato per aggressione sessuale a due minori di 12 e 13 anni quando, negli anni Novanta, era vescovo ausiliare di Melbourne, prima di diventare arcivescovo della città nel 1996. Cardinale dal 2003, è stato chiamato da Papa Francesco nel 2013 a far parte del Consiglio dei cardinali, l’organo che coadiuva il Papa nella riforma della Curia romana. George Pell ha lasciato Sidney, di cui era arcivescovo dal 2001, e si è trasferito a Roma. Nel 2014 viene chiamato per la prima volta a testimoniare davanti alla Royal Australian Commission che investiga sugli abusi sessuali, e tra il dicembre 2015 e il febbraio 2016, è accusato di proteggere altri sacerdoti dagli abusi commessi contro minori negli anni Settanta. In videoconferenza da Roma il 29 febbraio 2016 risponde alla Commissione australiana e nega di essere a conoscenza dei fatti accaduti nella diocesi di Ballarat. Nell’ottobre 2016, il cardinale viene interrogato a Roma da legali australiani, questa volta con l’accusa di pedofilia nella sua ex diocesi di Melbourne. Alla fine di giugno 2017, viene formalmente accusato di violenza sessuale su un minorenne. La polizia di Ballarat ha poi fornito solo informazioni parziali e ha parlato di diverse denunce senza fornire ulteriori dettagli. Chiamato a comparire il 26 luglio davanti a un tribunale, il cardinale Pell lascia la Segreteria per l’economia in Vaticano per essere libero di difendersi. Infatti sostiene che le accuse a suo carico sono infondate e ricorda che considera gli abusi sessuali come “crimini orribili”. Il porporato ha costantemente e severamente condannato gli abusi commessi contro i minori come “immorali e intollerabili”. Ha anche sostenuto la creazione a Roma da parte di Papa Francesco, della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, e in Australia, quando era vescovo, aveva istituito procedure per la tutela dei minori e per l’assistenza alle vittime. George Pell è stato oggetto di un altro processo per altri fatti presunti, ma l’accusa viene ritirata, consentendo la revoca dell’ordine, che ha imposto un silenzio sui media sul procedimento legale in corso. In particolare i legali del card. Pell sottolineano che dei due ex chierichetti che, secondo l’accusa, sarebbero stati molestati da Pell, solo uno ha testimoniato al processo – ma la sua identità è stata tenuta segreta dagli investigatori – perché l’altro è morto per overdose nel 2014. Il secondo processo in cui Pell era coinvolto, quello che non è andato avanti per mancanza di prove, riguardava altre accuse secondo cui il cardinale avrebbe abusato di alcuni ragazzini negli anni Settanta. Pell si è sempre dichiarato innocente anche rispetto a tali accuse. Il presidente della Conferenza episcopale australiana, mons. Mark Coleridge, ha reso noto che la notizia della condanna del card. Pell per abusi sessuali su minori “ha scioccato non solo l’Australia e il mondo, ma anche i vescovi cattolici australiani”. I presuli affermano che “tutti debbono essere uguali davanti alla legge”, esprimono rispetto per il sistema giuridico australiano e si dicono convinti che “lo stesso sistema giuridico che ha pronunciato il verdetto, prenderà in considerazione il ricorso che hanno depositato i legali del cardinale”. “La nostra speranza, in questo momento, è che attraverso questo processo, sia fatta giustizia”, si legge nel comunicato, in cui i vescovi pregano “per tutti coloro che hanno subito violenze e per i loro cari”, e si impegnano “a fare tutto il possibile per assicurare che la Chiesa sia un luogo sicuro per tutti, specialmente per i giovani e per i più vulnerabili”.
Sempre oggi, è giunta notizia che mons. Coleridge è indagato per non aver raccolto la denuncia di una donna che, quando era arcivescovo di Canberra e Goulburn, aveva segnalato abusi sessuali. In quell’occasione, il portavoce della diocesi australiana aveva assicurato che sarebbero state condotte indagini da parte di una Commissione indipendente, ma quando la donna è stata invitata a “cooperare” con tali indagini indipendenti, ha scelto di non partecipare, e ha parlato direttamente con i media. Coleridge – che domenica scorsa ha tenuto l’omelia della Messa presieduta dal Papa con cui si è concluso l’incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa” – è stato ordinato vescovo nella cattedrale di Melbourn nel 1974 e nominato arcivescovo metropolita di Brisbane nel 2012. È stato arcivescovo di Canberra dal 2006 al 2012.