“Chi fugge da un pericolo incombente, da una situazione che percepisce priva di speranza, oppure spera in tal modo di poter garantire ai propri cari un futuro migliore merita davvero la nostra considerazione”. Lo ha ribadito mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei e vescovo di Fabriano-Matelica, che questa mattina è intervenuto al Convegno “Operatori dell’accoglienza”, organizzato dal Tavolo Migrazioni per fare il punto sui risultati della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”, a due anni dal lancio. Nel suo saluto, mons. Russo ha evidenziato che “il progetto di chi sceglie di migrare o di radicarsi è spesso il frutto di una scelta complessa che non trova certo esclusivamente nella singola persona la propria radice ultima: si tratta invece di un intero contesto, che spesso investe nelle persone più capaci e intraprendenti, quando non semplicemente in quelle che hanno più possibilità di sopravvivere a una traversata, di cui ben si conoscono rischi e difficoltà”. “Di questi percorsi – ha ricordato – sono spesso protagonisti coloro che sono più ‘capaci di futuro’: i giovani, spesso i minori, che sono stati posti al centro di tante iniziative nate dalla nostra campagna”. “Ugualmente complesse” sono, ha rilevato mons. Russo, “le scelte di chi sceglie di restare nella propria terra, pur in mezzo a mille difficoltà e fatiche”. Ecco allora che “l’impegno a sostenere progetti di sviluppo e di cooperazione diventa un gesto vitale, un dovere rispetto al quale non possiamo mai presumere di aver fatto abbastanza”.