SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prevenzione e nessuna paura di chiedere aiuto. Si muove su questo doppio binario la presa di posizione dell’assessore alle Politiche sociali, Emanuela Carboni, dopo l’allarme sulla proliferazione di alcol e droga tra i giovanissimi lanciato dal dottor Claudio Cacaci (leggi l’articolo): direttore del dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur Area Vasta 5. «Come mamma, prima che come esponente dell’amministrazione comunale, sono stata molto colpita dalle considerazioni del dottor Cacaci. Da questo punto di vista il ruolo dei genitori è davvero cruciale» sostiene l’assessore, rivelando che gli capita di arrivare ad annusare i propri figli, a caccia di “odori sospetti” come alcol o cannabis.
A tal proposito, va detto che le considerazioni del dottor Cacaci hanno riacceso le polemiche sulla sforbiciata effettuata dal Comune, che ha colpito il servizio Risposte Alcologiche dell’Ente. L’assessore Carboni giustifica così questa decisione: «Si trattava di un servizio “doppione”, svolto finora sia dal Comune che dall’Ambito Sociale 21. Le sempre più forti ristrettezze di Bilancio non ci consentono più di mantenere un servizio già garantito da un altro ente. Parliamo di una spesa annua di 20mila euro che abbiamo comunque destinato sempre ad altri capitoli del Sociale, come quello per l’assistenza ai disabili. C’è infatti da dire che le disabilità nella nostra città sono in aumento vertiginoso e credo che questo trend, oltre all’invecchiamento generale della popolazione, sia anche in qualche modo legato agli incidenti stradali causati da persone che si mettono al volante ubriache».