Andrea Regimenti
In che modo la rete ha amplificato il fenomeno del bullismo?
“Il bullismo è un fenomeno che c’è sempre stato, adesso è acuito da questa piazza virtuale ed è caratterizzato da questi soggetti che da una parte si sentono protetti dalla rete e in qualche modo possono fare quello che vogliono con la convinzione di essere impuniti. La rete dà la sensazione di avere una sorta di impunità. Altro aspetto del cyberbullismo è che mentre prima il bullo era quello che era più prestante fisicamente e in qualche modo si imponeva con la violenza, oggi anche il soggetto non prestante fisicamente può imporsi nel cyberspazio”.
Quali sono i pericoli che oggi un minore può incontrare? E in che modo in genitori possono tutelarlo?
Mentre in passato i pericoli erano legati alle relazioni che uno intrecciava per strada, le famose ‘cattive compagnie’ che preoccupavano i genitori, oggi il rischio reale è dato dalla relazione di questi ragazzi con un mondo che è quello virtuale, dove vengono in contatto con altri soggetti che alcune volte sono definiti come i compagni di classe con cui si interfacciano su una chat, ma molto spesso sono
soggetti di cui loro non sanno neanche l’identità reale,
e questo è abbastanza usuale per i ragazzi. Questa cosa diventa molto pericolosa sia per i ragazzi che si rapportano con un’identità non riconosciuta e quindi la relazione non è più il guardarsi in faccia, l’incontrarsi per strada e sapere chi è quel soggetto, e sia per i genitori che non hanno più il potere di controllo.
In qualche modo prima potevi capire chi frequentava tuo figlio. Adesso lo vedi chiuso in stanza e non sai con chi sta interloquendo e con chi si sta relazionando. Il potere di controllo è diverso perché nella piazza virtuale non riesci ad affacciarti, quindi ben venga l’incontrarsi in piazza di anni fa.
Quali sono quindi le caratteristiche principali del cyberbullismo?
Dietro un’identità fittizia potresti avere un mondo. A differenza del bullismo il cyberbullismo ha la peculiarità che spesso i soggetti non sono identificati.
La percezione è che se sto dietro un computer nella mia stanza non posso essere punito.
E la percezione dell’antigiuridicità del fatto che vado a compiere nel minore non è così evidente, nel senso che mentre io so che se prendo e maltratto qualcuno per strada è un comportamento antigiuridico, se sto dietro un computer ho la sensazione di giocare. Per questo secondo me è fondamentale fare anche un’educazione alla legalità molto più ampia rispetto al passato. Fare un’educazione civica che comprende anche il cyberspazio e le varie fattispecie di reato che posso compiere in rete.
Scuola e famiglia come possono contribuire al contrasto del fenomeno?
La Legge 71 del 2017 dice di nominare un referente scolastico per il cyberbullismo, quindi la scuola svolge un ruolo primario nel contrasto del fenomeno. Oggi però è più che mai essenziale anche il compito dei genitori e una corresponsabilità tra scuola e famiglia che spesso viene dimenticata. Collaborazione tra scuola e famiglia che viene richiamata da quest’ultima legge spero rinsaldi questa alleanza per fronteggiare aspetti del cyberbullismo, perché se non c’è l’alleanza scuola-famiglia l’educazione del minore non può essere completa.