Giulia Calvaresi, la mamma di Maria Angellotti, una dei membri più rilevanti nell’Azione Cattolica, è tornata alla Casa del Padre.
Giulia era originaria di Spinetoli ed è arrivata ad Acquaviva Picena nel 1954 quando si è sposata con il suo caro Antonino. Giulia ha avuto due figli, Maria e Rocco, inoltre la sua vita è stata coronata anche dall’arrivo dei nipoti e dell’amatissima pronipote.
Maria ha così ricordato sua mamma: “La ricordo una donna allegra e gioiosa, dignitosa e discreta, attiva e paziente, schietta e forte, disponibile e dedita alla famiglia. La famiglia per lei era molto importante, i divertimenti “estranei” ad essa, non le interessavano. Ripeteva che la vera gioia viene dal donare. Una donna seria e responsabile, ma alla quale piaceva anche stare in compagnia e scherzare. Nel momento del bisogno sapeva rimboccarsi le maniche senza lamentarsi. La sua eredità più grande per me e mio fratello è stata quella di trasmetterci la fede e insegnarci l’educazione, cose che ora sembrano sorpassate, ma io ritengo che siano stati un grande sostegno nella mia vita, tuttora ricordo i suoi “detti popolari” che lei a sua volta aveva imparato dai suoi genitori. Non si è mai spaventata davanti al lavoro, anzi la ricordo una donna che difficilmente si spaventava. Sapeva ringraziare Dio per i doni che riceveva e sapeva affidarsi con fiducia a Lui nei momenti della prova. Una cristiana caritatevole e attenta, il suo esempio è sempre stato quello della Beata Vergine Maria. La porta di casa sua era aperta a tutti, le piaceva passare del tempo con le persone, le sue parole avevano il “sapore delle cose di Dio”. Anche nei discorsi di lieve importanza sapeva fare “catechesi”. Le piaceva anche tanto intrattenersi a parlare del Signore quando le capitava di rispondere al telefono alle chiamate destinate a me inerenti l’Azione Cattolica, in qualche modo anche lei ha fatto parte dell’associazione. Parlare e socializzare per lei erano molto importanti, ma nella giornata sapeva ritagliarsi un momento per il silenzio e la preghiera, le servivano per parlare con Dio. L’età che passava non la interessava, le rughe e i capelli bianchi li portava con orgoglio, un tipo di donna che sa riconoscere nella vita, il dono più grande.
Donna responsabile e non avventata che si è adattata al cambiamento del mondo senza perdere la fede e l’entusiasmo. Mia madre era una donna nata e cresciuta in un’epoca in cui non esisteva l’emancipazione femminile, ma lei ha sempre saputo farsi rispettare, pur mantenendo una grande dedizione e deferenza, prima verso i genitori e poi verso il marito.
Rimarrà un grande vuoto ora che è salita in Cielo, ma viviamo questo momento con serenità, così come lei avrebbe voluto.
Patrizia Neroni