Piccole e grandi storie che raccontano il valore sociale creato dalla vita associativa sul territorio dando vita a vere e proprie reti generatrici di buone prassi. Sono i progetti e le esperienze raccolte nel primo “Bilancio di sostenibilità” dell’ Azione cattolica italiana (anno 2018) presentato il 15 marzo a Roma. Un impegno a servizio di tutta la comunità che si esprime in 13 iniziative partite da esigenze concrete: dall’impegno in carcere alla promozione del lavoro, dall’integrazione dei migranti alla cura del verde pubblico, fino ai gemellaggi con realtà estere. Ne abbiamo scelto sei.
Al vedere la stella. “Passare un’ora dentro l’Hogar significa fare i conti con il proprio cuore che è incapace di resistere agli occhi, alle mani e agli abbracci dei bambini”, dice don Tony Drazza,assistente del settore Giovani di Ac, descrivendo l’Hogar Nino Dios, la casa dei Gesù Bambini di Betlemme che accoglie bambini e ragazzi con disabilità gravi, molto spesso rifiutati o abbandonati per necessità dalle loro famiglie. Un luogo che l’associazione ha deciso di “adottare” proprio nel suo 150° anno di vita. Il progetto, “Al vedere la Stella…”, prevede che a turno quattro persone, in particolare quattro giovani, restino per una decina di giorni a vivere nell’Hogar occupandosi dei “più deboli tra i deboli”, spiega il sacerdote. Chi c’è stato vuole ritornarci: “Le richieste superano la domanda e da molte diocesi, da oltre un anno e mezzo, si susseguono i viaggi”.
Abbiamo solo 5 pani e 2 pesci è l’esperienza di prossimità proposta dal Settore Giovani di Ac dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto che vede vari gruppi parrocchiali recarsi nella comunità terapeutica Lorusso Cipparoli di Giovinazzo per passare una giornata insieme agli ospiti, giovani a loro volta, che affrontano problemi di dipendenza da sostanze (alcol o droghe) o da comportamenti (gioco d’azzardo, internet). “Incredibile quanto una risata, un gesto che per noi può essere banale e scontato, possa rallegrare una domenica pomeriggio”, dicono i ragazzi del gruppo parrocchiale di santa Maria del Campo e della Pietà di Ceglie. “L’essenziale è farsi prossimo – aggiungono i giovani di Ac dell’Annunziata di Cellamare -. Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di supportare l’infermità dei deboli”.
La luce del Vangelo dietro le sbarre. “Puntare la nostra attenzione in una delle periferie più importanti: il carcere di alta sicurezza”: Achiropita Calarota, presidente dell’Ac della diocesi di Rossano-Cariati, descrive l’esperienza avviata nella casa circondariale di Rossano con la consegna a tutti i detenuti del testo per la meditazione personale dell’Ac, di domenica in domenica, e poi mirata a creare una relazione con i detenuti proponendo loro un cammino da fare insieme. “Non è stato semplice ma ci siamo riusciti”, racconta. L’animazione delle celebrazioni eucaristiche prosegue con l’accompagnamento di alcuni studenti universitari (con la presenza settimanale di tutor di Ac) e col laboratorio “Prima Luce”. Poi è nato un gruppo di Ac “Sezione Carcere” con incontri settimanali “e all’interno del gruppo – conclude Achiropita – è maturato il desiderio di esprimere il senso di appartenenza all’associazione attraverso l’adesione”.
Officina Immaginata è nata a Imola. “Abbiamo vinto un bando di progettazione sociale Mlac nel 2013 che ci ha permesso di realizzare la prima esperienza estiva dell’associazione, rivolta a ragazzi 14-18 anni della diocesi di Imola”, racconta il presidente Daniele Fabbri. L’iniziativa ha avuto successo: dall’oratorio cittadino per adolescenti a campi di educazione a cittadinanza, lavoro, rispetto delle diversità. “Ora – prosegue Fabbri – ‘Officina’ è una cooperativa sociale di tipo A + B, con 16 soci e 13 dipendenti”. Nella parte A (servizi educativi e culturali) vengono portati avanti progetti di contrasto alla dispersione scolastica, cinque doposcuola, servizi di animazione e progetti individuali con ragazzi con disagio sociale/psicologico o disabilità cognitive. Per il tipo B, inserimento di persone svantaggiate al lavoro, “abbiamo aperto un negozio di abiti femminili realizzati da produttori di moda etica, nel quale abbiamo inserito una donna con passato di dipendenza”.
Inthegriamoci. Integrare nella comunità parrocchiale persone provenienti da altre nazioni e che per motivi di lavoro e/o politici e che difficilmente riescono a trovare canali di contatto o comunicazione nel territorio in cui vivono e rimangono isolate. Questo l’obiettivo di Inthegriamoci, iniziativa, nata nel 2013 nell’associazione parrocchiale di Ac di S. Maria a Scò (Piandiscò) nella diocesi di Fiesole. Diversi adulti del gruppo sono andati a bussare alle loro porte per invitare questi immigrati a condividere un thè: ogni quindici giorni il sabato pomeriggio donne straniere e italiane con i loro figli, si ritrovano nei locali parrocchiali, abbelliti e accoglienti, per parlare, raccontarsi, ridere intorno ad una bella tazza di thè caldo, ogni volta preparato secondo una tradizione culturale diversa. Da lì il tradizionale pranzo interculturale ogni anno, in occasione della giornata internazionale del Migrante, e le cene etniche promosse con regolarità e aperte a tutti.
Quando i ragazzi (e non solo) fanno rinascere il parchetto. C’era una volta un giardinetto pubblico dietro la stazione ferroviaria di Grottammare (Ascoli Piceno). Un parchetto in stato di abbandono che però, anni addietro, aveva addirittura vinto un premio delle Ferrovie dello Stato come giardinetto di pertinenza della stazione. Alcuni educatori di Acr lo ricordano e, insieme al gruppo 12-14 della parrocchia, chiedono al Comune e alle Ferrovie di potersene occupare. Di qui un progetto che mette insieme famiglia, ambiente e partecipazione. Ragazzi, bambini, adulti e anziani protagonisti, perché tutta l’associazione parrocchiale si impegna ed ora il parchetto della stazione è diventato il “giardinetto delle storie” dei ragazzi, dei giovani e degli adulti di Ac che lo tengono curato e aperto a tutti.