“In questi giorni il ciclone Idai si è scagliato sul Mozambico e in particolare sulla città di Beira causando un numero imprecisato di morti, feriti e sfollati. Una calamità che ha colpito circa 700mila persone tra Beira, Dondo e Nyamanthanda”. È drammatico il racconto di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm. “I nostri volontari sul campo – spiega – ci mandano testimonianze drammatiche. Tutto il nostro staff è sano e salvo, va viviamo con ansia le tragiche ripercussioni per la popolazione locale”. Beira è una città portuale che si sviluppa sotto il livello del mare e ora è per gran parte allagata. Molte strade sono scomparse mangiate dall’acqua. “Giovanna De Meneghi, la nostra responsabile dei progetti in Mozambico – prosegue don Carraro -, ci racconta nelle sue veloci mail di aggiornamento di una città distrutta, con tralicci abbattuti, case scoperchiate e tetti di lamiera sparsi ovunque, per il vento che soffiava a 170 km orari. I più colpiti sono gli abitanti dei quartieri più poveri, dove le costruzioni sono per lo più baracche e capanne totalmente divelte dalla furia del vento”. Attualmente mancano luce, cibo e acqua potabile, cosa che aumenta l’insorgere di un’epidemia di colera. Anche i centri sanitari sono stati gravemente danneggiati dal ciclone e sono attualmente inagibili. L’ospedale centrale di Beira è stato gravemente danneggiato in tutti i reparti. Anche il Pronto soccorso che dovrebbe accogliere le emergenze più acute è completamente fuori uso. “Continuano ad arrivare corpi e feriti – racconta don Carraro – e l’ospedale cerca di rispondere come può, con turni del personale da 48 ore. Ci stiamo coordinando con le autorità locali per intervenire in maniera ordinata e il più possibile efficace in una situazione che rimane tumultuosa e confusa. In questa fase c’è bisogno di tutto. Acqua pulita, cibo, carburante, brande, coperte e tende”.

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