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Papa a Loreto. Mons. Dal Cin (vescovo): “La firma dell’esortazione ai giovani è un evento storico”

M.Michela Nicolais

Quando lo incontriamo, in una giornata dai toni primaverili colorata di azzurro e di un cielo terso, sul sagrato del Santuario di Loreto una gru lavora alacremente per dare gli ultimi ritocchi al nitore bianco della facciata. II vescovo ci viene incontro con un largo sorriso, e subito comincia a parlare di una “prima volta” di Papa Francesco, dono speciale per la diocesi che ospita la Santa Casa: la firma dell’esortazione apostolica ai giovani, il 25 marzo, festa liturgica dell’Annunciazione. Mons. Fabio Dal Cin, 54 anni, è arcivescovo prelato di Loreto da poco più di un anno, ma – da veneto – dice di essersi trovato subito in sintonia con il popolo lauretano, con cui sente di avere in comune “l’intraprendenza, il senso del lavoro, la voglia di costruire, di fare. Anche una certa creatività, che prende l’iniziativa e che si muove per realizzare qualcosa di nuovo”. E Loreto è in fermento per l’arrivo di Papa Francesco, per un viaggio apostolico che comincerà con la Messa nella Santa Casa e la firma dell’esortazione, dopo la quale il Papa saluterà gli ammalati e uscirà sul sagrato per tenere un discorso ai fedeli e poi recitare insieme con loro l’Angelus, la preghiera che riassume il mistero dell’incarnazione, nel giorno della Solennità dell’Annunciazione. “Alle 12 – ci rivela il vescovo – tutte le campane suoneranno a festa, in tutte le parrocchie di Loreto. Abbiamo invitato tutte le parrocchie delle Marche a fare lo stesso, per ricordare l’annuncio dell’Angelo e salutare il Santo Padre che mette piede in questa magnifica terra marchigiana”.

Quella di Francesco sarà la nona visita di un Papa negli ultimi cinquant’anni. Loreto è ormai una consuetudine per i Pontefici. Come state vivendo l’attesa?
Qui a Loreto la comunità ecclesiale lo attendeva da molto tempo. Poco più di un anno fa, appena sono arrivato, la gente mi chiedeva: quando viene il Santo Padre? Ora il Papa viene e l’attesa va intensificandosi, non solo per i preparativi ma soprattutto sul versante della preparazione spirituale: posso testimoniare che in tutte le parrocchie c’è un impegno di preghiera, di offerta, di sacrifici, di gioia, anche del lavoro quotidiano per il buon esisto della visita.

È la prima volta che un Papa celebra l’Eucaristia negli ultimi 162 anni: l’ultimo era stato Pio IX. Tutti gli altri pontefici hanno sostato in preghiera, il Papa invece presiederà la celebrazione eucaristica, da solo, in Santa Casa. Un gesto dal significato simbolico e religioso molto forte, che è come dire l’intima unione fra una piccola chiesa domestica – perché qui ha vissuto la Sacra Famiglia – e la grande famiglia della Chiesa universale.

Giovanni XXIII definì Loreto “sintesi mirabile di tutti i santuari del mondo” e volle pregare la Madonna per mettere sotto la sua protezione il Concilio imminente. Oggi Papa Francesco sceglie Loreto per firmare la sua esortazione apostolica a conclusione del Sinodo dei giovani: perché?
È un evento credo storico, la firma di un documento post-sinodale fuori da Roma e dal Vaticano. Non so quali siano i motivi per cui il Papa abbia scelto Loreto, ma penso che la ragione principale sia il fatto che qui viene conservata la reliquia della casa di Nazaret, dove Maria è cresciuta e che ha visto crescere Gesù. Lì ci sono due giovani speciali – insieme a San Giuseppe, che si era fidanzato con Maria – che sono il riferimento fondamentale per tutti i giovani del mondo, credenti e anche non credenti.

Qui a Loreto vengono molti giovani in pellegrinaggio: quello che commuove è vedere come entrano in silenzio e sostano in preghiera in Santa Casa. Si percepisce che avvertono una presenza: quella del “sì” di Maria. Quelle pietre sono le testimoni del “sì” di Dio, che vuole “far casa” con l’umanità, con ognuno di noi, ma anche del “sì” di una giovane donna che si è aperta al disegno di Dio.

E in Maria ogni uomo trova il suo riferimento: la sua presenza incoraggia i giovani a fidarsi di Dio, ad appoggiarsi a Maria per dire “sì” al disegno di Dio su di loro. Soprattutto, a scoprire che il disegno del Padre è sempre più bello e più grande di quello che possiamo immaginare.

Il Papa parla spesso della Chiesa come “madre” e della Madonna come “donna normale”. Cosa dice la figura di Maria alla Chiesa?
La maternità, e anche la tenerezza, è tipica delle donne: Maria è il modello di questo atteggiamento che ogni credente è invitato ad assumere nella propria vita come stile del cristiano. La Madonna è la prima credente che accoglie il dono della presenza di Dio, ma diventa anche la prima missionaria che esce di casa verso la realtà di una necessità, quella di sua cugina Elisabetta.

L’Annunciazione e la Visitazione sono profondamente connesse.

Questo per dire che i doni che ognuno di noi, che tutta la Chiesa riceve non sono fatti per essere trattenuti, ma per essere portati, con quell’attitudine di uscita che il Santo Padre ci raccomanda sempre. E’ il simbolo di una Chiesa che va verso il mondo sapendo di portare Cristo, che è il desiderio più profondo di ogni uomo.

Lei sarà accanto al Santo Padre durante tutta la visita: ha già pensato a cosa gli dirà?
Ci sto pensando, ma al di là di quello che gli dirò è importante che il Papa possa vivere qui a Loreto un momento di familiarità. La Casa di Maria è la Casa di tutti, anche del Papa. Il Santo Padre viene tra noi per ricordarci la presenza di Dio che non ci abbandona mai e vuole fare strada con noi.

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