“Le donne cristiane, rispetto alle altre, sono molto più esposte alla violenza sessuale, quindi allo stupro e al matrimonio forzato”. Lo denuncia l’ultimo rapporto sulla persecuzione di genere curato da Porte Aperte che evidenzia come la differenza di genere incida sulla persecuzione. “Le donne sono ampiamente limitate sia nel loro libero arbitrio sia nell’esercizio del culto religioso per mano di figure appartenenti sia all’ambiente domestico sia alla società”, spiega il rapporto mettendo in luce il fatto che “per il loro sesso e per il loro credo religioso subiscono una persecuzione religiosa definibile violenta, occulta e complessa”. Nel “47% dei 50 Paesi esaminati, la violenza sessuale è comune tra le donne che si riconoscono come cristiane”, afferma Porte Aperte ricordando che “se una donna si converte al cristianesimo, sarà più esposta alla violenza sessuale”, in quanto “lo stupro è spesso una deliberata forma di castigo come conseguenza della conversione”. Altri metodi di castigo, sempre a seguito della conversione, comprendono il divorzio forzato e la rinuncia forzata all’affidamento dei figli. “Uomini e donne cristiane sono vittime di strategie diverse di persecuzione religiosa. Spesso le donne non hanno alcun mezzo legale o sociale per difendersi e per combattere contro queste violazioni dei diritti umani basilari”, rileva Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors Italia. Se “il prezzo personale pagato da queste donne per le devastanti ferite emotive e fisiche subite a causa della loro fede è immane”, osserva Nani, “è incalcolabile anche il prezzo pagato dalle comunità “spezzate nel profondo dalla vile persecuzione attuata contro madri e figlie”.
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