RIPATRANSONE – Venerdì 22 marzo si è svolta la XXVII Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri. Il vescovo Carlo Brescini, i sacerdoti e i fedeli si sono ritrovati nella chiesa di San Rocco alle ore 21.15. Mons. Bresciani, prendendo la parola, ha ricordato come l’amore per se stessi sia la logica dominante nel mondo, una logica contrastata strenuamente dai missionari che hanno invece fatto dono della loro vita, fino all’effusione del sangue.
Dalla chiesa di San Rocco è partita poi la breve processione che è giunta in cattedrale. Qui, dopo la lettura di un passo della Lettera di San Paolo ai Filippesi, è avvenuta la testimonianza di Suor Maria Carmela D’Ascanio, religiosa teresiana che nel 2000 è partita, quando già aveva 61 anni, in missione per le Filippine. La religiosa ha raccontato di come la missione sia iniziata sostenendo il coro parrocchiale di una comunità cattolica della città di Cebu e sia poi cresciuta fino alla realizzazione di una scuola. Suor Maria Carmela, che mai avrebbe pensato all’inizio della sua vocazione di mettere piedi fuori dall’Italia, ha detto di avere sperimentato nella propria vita le parole della Sacra Scrittura: “Chi confida nel Signore non sarà deluso”.
Sono stati poi ricordati i 40 missionari uccisi nel 2018, di cui 35 sacerdoti, un seminarista e 4 laici: don Nicola Spinozzi ha scandito i loro nomi, mentre alcuni giovani hanno apposto le immagini dei loro volti su un pannello.
Ha preso poi di nuovo la parola Mons. Bresciani che, dichiarandosi impressionato davanti a questo elenco di testimoni si è chiesto quanta distanza ci sia fra la loro fede e la nostra. Certamente, ha osservato il vescovo Carlo, crediamo nello stesso Dio e nella Chiesa, ma quanta distanza c’è fra il loro impegno e il nostro! Il loro esempio, ha proseguito Mons. Bresciani, deve spronarci a chiedere cosa siamo disposti a perdere per seguire Gesù, perché troppo spesso la nostra è una fede fatta di parole, che poco si sa mettere in gioco e ancora meno è disposta a sacrificarsi. Mons. Bresciani ha infine letto il testamento spirituale di Shahbaz Bhatti, cristiano pakistano ucciso in odio della fede nel 2011 a Islamabad, che a 13 anni, durante la quaresima, ha ascoltato un sermone sul sacrificio di Cristo e da allora ha desiderato corrispondere a questo amore, volendo per se stesso solo un posto ai piedi della croce di Gesù.
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