Dieci minuti in preghiera, da solo, in silenzio, come un pellegrino qualsiasi, seduto davanti alla Statua della Madonna e all’altare che celebra il Mistero dell’Annunciazione. È il primo atto della visita del Papa a Loreto, che per un giorno è diventata “capitale mondiale” dei giovani grazie alla firma dell’esortazione apostolica, dal titolo “Christus vivit”, a conclusione del Sinodo dedicato ai giovani. All’interno della Santa Casa, alle 10.15 circa, Papa Francescoha posto la sua firma sul documento che verrà presentato il 2 aprile anche alla stampa.
“Oggi mi metto anch’io” tra i pellegrini, e “ringrazio Dio che me lo ha concesso proprio nella festa dell’Annunciazione”,
è l’incipit del discorso di Francesco, in cui oltre ai ringraziamenti alle autorità e al vescovo ha rivolto un saluto speciale ai frati Cappuccini, per il loro “prezioso ministero nel confessionale” svolto in maniera continuativa. La Santa Casa è la casa dei giovani, della famiglia e dei malati, dice il Papa a proposito del Santuario “tanto caro al popolo italiano”, “oasi di silenzio e di pietà” per milioni di persone.
La Santa Casa è la casa dei giovani perché qui Maria, la giovane piena di grazia, “continua a parlare alle nuove generazioni, accompagnando ciascuno nella ricerca della propria vocazione”. E proprio da questo speciale legame tra Loreto e i giovani è nato il desiderio – rivela Francesco – di firmare qui l’esortazione apostolica frutto del Sinodo a loro dedicato.
“Nell’evento dell’Annunciazione – spiega il Papa – appare la dinamica della vocazione espressa nei tre momenti che hanno scandito il Sinodo: ascolto della Parola-progetto di Dio; discernimento; decisione”.
Dio è sempre il primo a prendere l’iniziativa, ricorda Francesco a proposito del primo momento, quello dell’ascolto: la sua voce, però, “non si riconosce nel frastuono e nell’agitazione”, né rimanendo in superficie, “ma scendendo a un livello più profondo, dove agiscono le forze morali e spirituali. È lì che Maria invita i giovani a scendere e a sintonizzarsi con l’azione di Dio”. Il discernimento ci aiuta invece, come ha fatto Maria, a “scoprire le sorprese di Dio”, cioè a “cogliere tutte le esigenze del progetto di Dio sulla sua vita, a conoscerlo nelle sue sfaccettature”. La decisione è, infine, la risposta di Maria all’angelo: “Avvenga per me secondo la tua parola”. Maria è il modello di ogni vocazione e l’ispiratrice di ogni pastorale vocazionale. E proprio da qui nasce la prima proposta concreta, a 360 gradi, del Papa:
fare di Loreto “un polo spirituale a servizio della pastorale vocazionale”, rilanciando il Centro Giovanni Paolo II “a servizio della Chiesa in Italia e a livello internazionale, in continuità con le indicazioni emerse dal Sinodo”.
Un luogo “dove i giovani e i loro educatori possono sentirsi accolti, accompagnati e aiutati a discernere”. La seconda proposta è rivolta ai Cappuccini: “Estendere l’orario di apertura della Basilica e della Santa Casa durante la tarda serata e l’inizio della nottequando ci sono gruppi di giovani che vengono a pregare e a discernere la loro vocazione”.
“Il Santuario della Santa Casa di Loreto, anche a motivo della sua collocazione geografica al centro della Penisola, si presta per diventare, per la Chiesa che è in Italia, luogo di proposta per una continuazione degli incontri mondiali dei giovani e della famiglia”, il terzo invito di Francesco, secondo il quale “è necessario che all’entusiasmo della preparazione e celebrazione di questi eventi corrisponda poi l’attualizzazione pastorale, che dia corpo alla ricchezza dei contenuti, mediante proposte di approfondimento, di preghiera e di condivisione”.
La Casa di Maria è anche la casa della famiglia, prosegue il Papa a proposito della missione essenziale della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ogni famiglia, nella Santa Casa, “trova accoglienza, ispirazione a vivere la propria identità”. Famiglia e giovani “non possono essere due settori paralleli della pastorale, ma devono camminare strettamene uniti”.
La Casa di Maria è la casa dei malati, che “devono essere accolti dentro la famiglia”, il terzo affresco: “Per favore, non cadete in quella cultura dello scarto che viene proposta dalle molteplici colonizzazioni ideologiche che oggi ci attaccano”, l’invito a braccio. “Portare il Vangelo della pace e della vita ai nostri contemporanei spesso distratti, presi dagli interessi terreni o immersi in un clima di aridità spirituale”, la consegna finale.