Giusto vent’anni fa vinceva l’Oscar per la colonna sonora de “La vita è bella”, di Benigni. Oggi Nicola Piovani, musicista di fama internazionale, fa tappa a Strasburgo per ribadire il sì alla riforma del diritto d’autore on line, che la plenaria del Parlamento europeo ha finalmente approvato martedì 26 marzo dopo tre anni di dibattiti, negoziati, riunioni, pressioni lobbistiche, manifestazioni… “Questa normativa è dalla parte degli autori e soprattutto dei giovani, che devono emergere”, spiega Piovani a margine della plenaria. Analoga posizione era stata assunta di recente da centinaia di creativi di tutta Europa.
La riforma Ue, che ora attende un ultimo via libera dal Consiglio dei ministri europei per poi entrare in vigore entro due anni, tutela in internet il copyright di autori, giornalisti, musicisti, fotografi, deisgner, creativi di ogni sorta. L’aula ha dapprima bocciato una iniziativa del gruppo Efdd di respingere la proposta legislativa (181 voti a favore, 443 contro, 32 astenuti); quindi ha rispedito al mittente un secondo assalto, cioè la proposta di aprire voti a emendamenti all’accordo con il Consiglio (il che avrebbe di fatto rinviato la normativa al futuro Parlamento: 312 sì, 317 no, 24 astenuti). Infine, votazione finale sull’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio, che apre la strada alla nuova direttiva: 348 sì, 274 contrari, 36 astenuti.
Fino all’ultimo le forze politiche all’Europarlamento si sono trasversalmente divise sulla riforma: a favore una gran parte di Popolari, Socialisti & democratici, Liberali. Contrari – per ragioni anche diverse tra loro – la sinistra, i verdi, i gruppi euroscettici (con il no degli eurodeputati di Lega a Cinque Stelle). Forti e insistenti le pressioni esterne di YouTube, Facebook e Google News, chiamate in causa dal dover riconoscere agli artisti e creativi un equo guadagno per il loro lavoro. La direttiva si impegna ugualmente a garantire – specifica una nota del Parlamento – che internet rimanga uno spazio di libera espressione. Intende poi
“aumentare le possibilità dei titolari dei diritti, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori ed editori di notizie, di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme on line”.
Tali piattaforme saranno direttamente responsabili “dei contenuti caricati sul loro sito, dando automaticamente agli editori di notizie il diritto di negoziare accordi per conto dei giornalisti sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie”. Varie disposizioni “sono specificamente concepite per garantire che internet rimanga uno spazio di libertà di espressione”: era questa – il rischio-censura – una delle obiezioni sollevate dai detrattori della riforma.
L’eurodeputato tedesco Axel Voss, relatore generale del provvedimento, spiega: “L’accordo è un passo importante per correggere una situazione che ha permesso a poche aziende di guadagnare ingenti somme di denaro senza remunerare adeguatamente le migliaia di creativi e giornalisti da cui dipendono”. Occorre fra l’altro ricordare che la normativa finora vigente sul diritto d’autore risaliva al 2000, quando internet era agli albori. Allo stesso tempo, dice Voss, l’accordo “contiene numerose disposizioni per garantire che internet sia uno spazio di libera espressione. Tali disposizioni non erano di per sé necessarie, perché la direttiva non creerà nuovi diritti per i titolari. Tuttavia, abbiamo ascoltato le preoccupazioni sollevate e abbiamo scelto di garantire doppiamente la libertà di espressione. Meme, gif, snippet sono ora più che mai protetti”.
Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha sostenuto tale normativa, e ora commenta: “Il Parlamento ha dimostrato la sua determinazione a proteggere e valorizzare l’inestimabile patrimonio di cultura e creatività europei. La nostra Unione potrà così beneficiare di regole moderne ed eque per la tutela dei diritti d’autore per il più grande mercato digitale al mondo”. “Le industrie culturali e creative sono uno dei settori più dinamici dell’economia europea, da cui dipende il 9% del Pil e 12 milioni di posti di lavoro. Senza norme adeguate per proteggere i contenuti europei e garantire un’adeguata remunerazione per il loro utilizzo online, molti di questi posti sarebbero stati a rischio, così come l’indotto”.
Il Parlamento ha scelto di mettere fine, sempre secondo Tajani, “all’attuale far west digitale, stabilendo regole moderne e al passo con lo sviluppo delle tecnologie”.
Tali regole “permetteranno di proteggere efficacemente i nostri autori, giornalisti, designer, e tutti gli artisti europei, dai musicisti ai commediografi, dagli scrittori agli stilisti”. Fino ad oggi, sostiene Tajani, “i giganti del web hanno potuto beneficiare dei contenuti creati in Europa pagando tasse irrisorie, trasferendo ingenti guadagni negli Usa o in Cina. Con questa direttiva abbiamo riportato equità e fatto chiarezza, sottoponendo i giganti del web a regole analoghe a quelle a cui devono sottostare tutti gli altri attori economici”. Il presidente aggiunge: “Con questa riforma assicuriamo una vera libertà di stampa e contrastiamo il fenomeno sempre più diffuso delle fake news, salvaguardando l’indipendenza e la qualità dei media, essenziali per una robusta democrazia”.
Commento soddisfatto anche dalla Commissione europea. Il vicepresidente per il mercato unico digitale Andrus Ansip e il commissario per l’economia e la società digitali Mariya Gabriel dicono: “La direttiva garantisce il giusto equilibrio tra gli interessi di tutti i soggetti – utenti, creativi, autori, stampa – pur prevedendo obblighi proporzionati per le piattaforme online”. La direttiva sul diritto d’autore “protegge la libertà di espressione, valore fondamentale dell’Unione europea. Stabilisce forti salvaguardie per gli utenti, chiarendo che ovunque in Europa l’uso di opere esistenti per scopi di citazione, critica, revisione, caricatura e parodia sono esplicitamente consentiti”. Gli interessi degli utenti sono inoltre “preservati attraverso meccanismi efficaci per contestare rapidamente qualsiasi rimozione ingiustificata dei loro contenuti da parte delle piattaforme”. “Allo stesso tempo, la direttiva migliorerà la posizione dei creativi nei loro negoziati con le grandi piattaforme che traggono grande beneficio dal loro contenuto”, affermano i due commissari.
“Le nuove regole consentiranno inoltre a organizzazioni di ricerca, università, scuole, biblioteche e musei di utilizzare più contenuti online”.