“L’inverno demografico che oggi tutti noi soffriamo è l’effetto di questo pensiero unico, egoistico, rivolto soltanto su se stessi, che solo cerca la ‘mia’ realizzazione”. È il monito del Papa, durante la “lectio divina” di ieri alla Pontificia Università Lateranense, dove si è recato a sorpresa, prima di andare in Campidoglio. “Voi studenti pensate bene a questo: pensate a come questo pensiero unico è così ‘selvaggio’”, l’invito ai presenti: “Sembra molto culturale ma è ‘selvaggio’, perché ti impedisce di fare storia, di lasciare dopo di te una storia. Quanto è pericoloso tutto questo, quanto ci separa dagli altri e quindi dalla realtà, quanto ci fa ammalare e delirare! Le tante nevrosi… Spesso si trasforma rapidamente in esaltazione del proprio ‘io’ personale o del gruppo, in disprezzo e scarto degli altri, dei poveri, in rifiuto a lasciarsi interpellare dall’evidente rovina del creato! Questa è una vergogna!”. “Farsi prendere per mano dal Signore”, ha spiegato Francesco, “significa evitare di essere bruciati: bruciati nel cervello, nel cuore, nel corpo, nelle relazioni, in tutto ciò che mette in movimento la vita e la riempie di speranza. È dalla contemplazione del mistero stesso della Trinità di Dio, e dell’incarnazione del Figlio, che scaturisce per il pensiero cristiano e per l’azione della Chiesa il primato dato alla relazione, all’incontro con il mistero sacro dell’altro, alla comunione universale con l’umanità intera come vocazione di tutti”. Riscoprire la “mistica del noi”, l’invito sulla scorta della Veritatis gaudium. “Il contrario di ‘io’ è ‘noi’”, ha ribadito il Papa: “È quello che ci salva dall’individualismo, sia dell’‘io’ e sia del ‘tu’”.