La terza giornata del convegno è trascorsa tra preghiera e laboratori, dove tutti sono stati chiamati a portare il loro contributo sul tema “Carità è cultura”. Significativa è stata la visita nel pomeriggio a Matera, città della cultura europea per il 2019, che si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica in Cattedrale.
L’ultima giornata é iniziata con una tavola rotonda a cui hanno partecipato direttore dell’Espresso, dell’Avvenire e il giornalista scrittore Sviderscoschi. Il direttore dell’Espresso Marco Damilano ha ricordato come l’Italia ha una grande tradizione di gruppi, di corpi intermedi, di reti che hanno fatto cultura e cultura politica, ma oggi questo sembra che sia venuto meno. In politica la comunicazione ha sostituito l’organizzazione. Abbiamo politici dell’indistinto che con la comunicazione evitano la fatica dell’incontro con l’altro, specie con gli ultimi. Tutto questo ha indebolito il rapporto, a volte vizioso altre volte virtuoso, tra le diverse istituzioni e il mondo della politica.
Purtroppo di fronte a certi fenomeni non sempre la stampa si pone in maniera critica e riflessiva ma spesso si assiste ad un ‘giornalismo specchio’ , cioè che riflette il modo di pensare della società. Eppure è in gioco la democrazia che non è un fatto acquisito, scontato perché è un processo, una tensione, un cammino che registra tentazioni e cadute. A leggere certe testate sembra proprio che la bontà sia vietata. Certamente ciò è dovuto all’istinto della paura, pur comprensibile, che oggi è molte forte, ma dovrebbe esistere un istinto altrettanto forte e umano, come quello della pietà, della solidarietà, della misericordia.
Il vero pericolo, ha concluso il direttore, è l’ideologia ‘cristianista’, dove la croce viene bandita come un’arma, un motivo di chiusura. Cristiani e laici dovrebbero impegnarsi in una comune ricerca su come restituire dignità a parole come solidarietà, pietà, misericordia, altrimenti resta solo l’altro messaggio, quello dell’odio e della chiusura. Il vento forte di oggi finirà, ma nel frattempo bisogna prepararsi costruendo una testimonianza credibile e alternativa.
Sulle parole si è soffermato anche Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire, invitando il mondo della comunicazione a non essere ripetitore di parole che avvelenano la società, proposte da una politica che non ha più il senso del bene e del male. Certe parole non vanno dette! Lo strumento che abbiamo per rispondere a questa mentalità e a questo stile è quello della tenerezza, come ricorda spesso Papa Francesco.
Ha poi invitato la Caritas a non scoraggiarsi in questa stagione strana, in cui tutto viene capovolto fino a far credere che i reati possano essere chiamati legalità. Non dobbiamo permettere a nessuno di capovolgere la realtà a tal punto che parole buone diventano sinonimo di parolacce come Ong, solidarietà, pietà …Dobbiamo riconoscere le persone per il loro nome non per il colore della pelle. Da qui l’importanza del raccontare storie e testimonianza di umanità. Le persone hanno problemi non sono un problema.
È intervenuto anche il giornalista scrittore Sviderscoschi che ha richiamo prima di tutto alla credibilità: chi si impegna nella carità diventa credibile se il suo impegno è sostenuto da una vita cristiana esemplare. L’altro elemento è la gratuità, senza restare prigionieri della buona azione. Ultimo aspetto è l’universalismo: occorre essere senza confini , impegnati nel ricostruire e riconciliare. Diceva Giovanni Paolo II: l’altro mi appartiene.
Don Francesco SODDU ha concluso il convegno con l’invito a riportare simbolicamente a casa un po’ di sassi di Matera, solidali ma lavorabili, per essere trasformati in sassi di carità per costruire comunità cristiane capaci di quel vicinato solidale che caratterizzava questa antica e bella città.
Dopo la Celebrazione Eucaristica abbiamo ripreso la strada di casa portando con noi volti ed esperienze incontrate, parole e pensieri da concretizzare perché diventino cultura e una rinnovata voglia di testimoniare la carità.