“Le sfide che devono essere affrontate per debellare la malattia sono enormi”, afferma Heather Kerr, direttore di Save the Children nella Repubblica democratica del Congo. “Sono stati fatti progressi, ma questo picco di casi mostra che qualsiasi passo avanti potrebbe essere vanificato. Con l’approccio sbagliato, la paura e il sospetto potrebbero ancora sopraffare la lotta contro l’ebola”, evidenzia Kerr, ricordando che “Save the Children lavora 24 ore su 24 all’interno e a fianco delle comunità per combattere la malattia, per garantire che le persone sappiano come proteggersi e per far sì che si sentano supportate nella terribile esperienza di aver contratto la terribile malattia in casa propria”. Il picco dei casi di contagio arriva poco dopo le segnalazioni di quattro attacchi armati in sole due settimane alle strutture di trattamento dell’ebola o a quelle di transito. L’Ong ha parlato ai bambini e alle famiglie che cercano di affrontare la duplice minaccia del conflitto e dell’ebola, facendo luce sulle paure e sui pregiudizi relativi alla malattia.
Sono più di un milione le persone raggiunte da Save the Children che hanno ricevuto informazioni sulla malattia. Il lavoro dell’Ong include la creazione di strutture di screening e l’individuazione delle persone che sono entrate in contatto con il virus per evitare una diffusione ulteriore. Attualmente, Save the Children sta supportando 39 strutture sanitarie nel Nord Kivu e a Ituri e 44 strutture sanitarie a Petit North Kivu (Goma e aree limitrofe) per la prevenzione e il controllo delle infezioni, per la formazione degli operatori sanitari e per le aree di triage.