L’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, esprime “profonda preoccupazione” per l’intensificarsi degli attacchi nel Niger sudorientale che colpiscono tanto le comunità locali quanto i rifugiati. Si ritiene che circa 88 civili abbiano perso la vita per la recrudescenza delle violenze nel solo mese di marzo. L’Alto Commissariato esprime “sgomento per le crescenti sofferenze patite dalla popolazione col passare dei mesi dall’inizio del 2019: sono infatti riprese le violenze perpetrate da Boko Haram nei confronti delle forze dell’ordine nonché della popolazione civile nella regione di Diffa, vicino al confine con la Nigeria”. Dal 2015 il numero di persone costrette alla fuga nella regione di Diffa è cresciuto fino a quasi 250.000 unità e quasi la metà di queste sono rifugiati provenienti dalla Nigeria, precedentemente fuggiti a causa di attacchi simili per cercare rifugio oltre confine. Gli attacchi più recenti hanno costretto alla fuga oltre 18.000 persone, molte di queste per la seconda o la terza volta, per cercare rifugio nella città di Diffa. L’Unhcr attualmente collabora col governo del Niger e coi partner umanitari per assicurare assistenza: l’obiettivo è quello di ricollocare immediatamente circa 10.000 rifugiati dalle aree vicine alla frontiera nel campo rifugiati di Sayam Forage, a circa 45 km dal confine. Il campo accoglie già più di 15.000 rifugiati. Inoltre, l’Unhcr sta sostenendo il governo nella ricerca di soluzioni alternative per le altre persone in fuga e fortemente vulnerabili, che necessitano con urgenza di assistenza umanitaria e di tornare a vivere in condizioni di sicurezza. I più recenti episodi di violenza avrebbero costretto le persone a fuggire oltre confine per cercare rifugio in Nigeria, in città quali Damasak e Maiduguri. Fuggono dalle crescenti condizioni di insicurezza della regione di Diffa, oltre che spinti dalla necessità di ricevere assistenza umanitaria. Il governo del Niger ha lanciato da poco un progetto di assistenza da 80 milioni di dollari, in collaborazione con la Banca Mondiale e l’Unhcr.