X

Direttore Pompei: “Facciamo conoscere i nostri Santi Martiri ai giovani”

Di Pietro Pompei

DIOCESI – Se il ricordo del Martirio di S.Benedetto si dovesse esaurire nelle celebrazioni programmate, sarebbe davvero poca cosa. Deve essere l’occasione per ripensare il Martirio nella vita della Chiesa, che non va visto come fatto isolato dei primi secoli, ma come fenomeno universale e costante, da Stefano protomartire fino ai martiri dei giorni nostri, e ne dobbiamo, ancora, purtroppo, contare tanti. Il Martirio di tanti figli è il miracolo vivente della Chiesa:” Fatto unico nella storia- scrive R.Spiazzi- e che, attese le sue singolari caratteristiche, non si può adeguatamente spiegare senza ricorrere ancora una volta al continuo intervento di Dio, vivificante la sua Chiesa”.

Il Martirio non è un fatto isolato, singolarmente sofferto, esso coinvolge e deve coinvolgere ancor oggi, tutta la comunità cristiana. Il  dramma del Martirio deve essere vissuto con intensa partecipazione da tutti i cristiani. Scrive M.Pellegrino: “ Il Martirio assume il significato di un’azione ecclesiale, di un momento culminante nella vita della Chiesa”. C’è a fondamento di tutto questo, una Chiesa, corpo mistico di Cristo, che partecipa attraverso le sofferenze dei suoi figli, al sacrificio redentivo di Cristo. Si ripropone attraverso “le loro carni straziate” il mistero del Maestro, crocifisso e salvatore. Noi ci sentiamo Chiesa?  E come mai oggi il Martirio scorre tra i cristiani nella quasi totale indifferenza? Sono fatti di altri continenti, di altri paesi, eppure i Martiri di oggi, come sempre d’altronde, sentono particolarmente forte il loro legame a Cristo e alla sua Chiesa. Il Card. Mindszenty, nello strazio della sua sofferenza, era solito esclamare: “ O Chiesa, mio amore!”.

Sarà una certa assuefazione alla violenza, alle stragi, al terrore, alla morte che ci porta a respingere il significato del Martirio. Vero è che si è diffusa una errata interpretazione di questo termine, che si usa peccaminosamente anche per chi dà e si dà la morte. E’ il camuffamento del Male nel mondo, che tenta una rivincita nei confronti dell’autentico Martirio che per sua natura è testimonianza eroica e totale di amore per Dio e quindi avversione completa verso chi e ciò che ostacola l’affermarsi del regno di Dio: il demonio, causa prima del male e della morte sulla terra e nell’uomo.

Oggi a parlare di Satana si passa per ingenui, se non per ridicoli. Anche nelle nostre comunità si avverte un certo fastidio, una certa resistenza, eppure il Male imperversa in ogni ambiente e va dritto a colpire la più debole delle virtù teologali, la Speranza. Si sta diffondendo il nichilismo, contro cui nulla serve l’andirivieni tra il Bene e il Male del famoso filosofo M. Cacciari, in un suo  interessante libro: “Della cosa  ultima, edito da Adelphi”. “ Unde Malum”. I Martiri sanno bene che esso è una realtà viva, attiva, quasi tangibile, che interferisce continuamente e in modo determinante nell’esistenza della Chiesa, dei singoli credenti e che oggi opera visivamente nel mondo anche attraverso gli strumenti che la tecnologia e il progresso hanno prodotto e che dovrebbero essere  solo a vantaggio dell’umanità. Si intrufola dappertutto, anche nei gesti, all’apparenza, più insignificanti. Un’estate di qualche anno fa c’è stata una vendita straordinaria di “Corone del Rosario” tra i giovani. Si  pensava ad un’epidemia da “Radio Maria” , se non fosse stato che servivano per ornamento sull’esempio di qualche cantante. “Povero rosario e povera croce”, sarebbe da esclamare, ripensando anche alla devozione delle nostre nonne, se non ci sorreggesse la speranza che forse in un momento di sconforto o di crisi giovanile, uno sguardo a quei chicchi e a quella croce, potrebbe ridare senso alla vita.

Facciamo conoscere i nostri Santi Martiri ai giovani. Essi hanno bisogno di testimoni. I grandi ideali devono trovare in essi, un terreno fertile capace di dare copiosi frutti.

Redazione: