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Parlamento Ue: maggioranza europeista ma avanzano (adagio) gli “scettici”

Gianni Borsa

Come voteranno gli oltre 400 milioni di cittadini europei che tra il 23 e il 26 maggio saranno chiamati a rinnovare il Parlamento Ue? Mistero insondabile. Anche se, mediante sondaggi su base nazionale, numerosi istituti demoscopici stanno cercando di far luce sul futuro assetto dell’emiciclo di Strasburgo. E oggi l’ufficio studi dell’Eurocamera, assemblando 43 sondaggi provenienti da 21 Paesi, prova a riformulare l’assetto dell’aula per la legislatura 2019-2024, dopo aver pubblicato altre proiezioni a metà febbraio, inizio e fine marzo. Anche questa volta si tratta di prendere con le pinze i dati diffusi: perché si tratta “solo” di sondaggi (altro è il valore democratico del voto popolare); perché tali sondaggi sono svolti a inizio di campagna elettorale; e perché questa volta l’emiciclo riprende gli attuali 751 deputati: i calcoli delle prime rilevazioni erano svolti sulla base di 705 parlamentari, considerando l’uscita – ora rimandata – del Regno Unito dall’Unione europea.
Rientrano gli inglesi. Secondo le nuove proiezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (per ora è dunque indicato tra i Paesi partecipanti anche il Regno Unito, avendo avuto una proroga per il recesso al 31 ottobre; nel caso il Brexit avvenisse prima del 22 maggio gli inglesi non voterebbero), al Partito popolare europeo spetterebbero nel futuro emiciclo 180 seggi (rispetto ai 217 attuali); ai Socialisti & democratici 149 seggi (oggi sono 186); ai Liberaldemocratici 76 (68 attuali); 66 ai Conservatori dell’Ecr (76); 62 a Efn (Europa delle nazioni e della libertà, 37 attuali); 57 ai Verdi (52); 46 alla Sinistra unitaria (52); 45 a Efdd (Europa della libertà e della democrazia diretta, oggi 41); 8 ai non iscritti (21);62 a partiti che non si sono finora affiliati ai gruppi presenti a Strasburgo, fra cui i 22 seggi stimati per l’europeista movimento En Marche del presidente francese Emmanuel Macron.Nella proiezione di fine marzo – quando si era tornati a indicare 751 seggi – i risultati erano un poco differenti: al Partito popolare erano assegnati 182 seggi; ai Socialisti & democratici 156; terzo gruppo quello dei Liberali, 79 seggi; Conservatori 73; euroscettici dell’Enf (con la Lega) 63; Verdi 57 seggi; Sinistra unitaria 46 seggi; l’altro gruppo euroscettico Efdd (con gli eurodeputati 5Stelle) 35; 8 “non iscritti”; 52 “altri”.

I partiti. Se si confronta la composizione attuale dell’Assemblea con le ultime proiezioni,il Ppe passa dal 26,7% al 24,0%, lasciando sul terreno 37 seggi. Socialisti & democratici subiscono un’analoga contrazione: dal 22,9% al 19,8% (-37 deputati).I Liberali dall’8,4% salgono invece al 10,1% (+8 e il bottino potrebbe crescere se En Marche aderisse a questo gruppo parlamentare); i Verdi dal 6,4% al 7,6 (+5 scranni). La Sinistra unitaria della Gue scende dal 6,4% al 6,1 (-6 posti in aula); i Conservatori Ecr dal 9,3 arrivano all’8,8% (-10 seggi); gli euroscettici di Enf aumentano consensi, dal 4,6 all’8,3%, quasi raddoppiando i seggi (+25); bene anche l’altro gruppo euroscettico di Efdd, che va dal 5,0 al 6,0% (4 seggi in più). I restanti seggi sono al momento, e provvisoriamente, assegnati a Non iscritti (8) e “Altri” (62).

Punti di domanda. Se si confermassero questi dati, si avrebbe un emiciclo con una significativa – per quanto differenziata – maggioranza europeista (popolari, socialdemocratici, liberali, verdi, En Marche), e circa un quarto dei seggi assegnati alle forze a varie titolo sovraniste, euroscettiche, no-euro. Il tutto con i punti di domanda legati anzitutto agli effettivi risultati elettorali, ai futuri schieramenti in seno all’emiciclo, ad eventuali e non scontate convergenze tra nazionalisti di varie bandiere, alla partecipazione o meno all’elezione dei britannici.

La geografia del voto. Su scala nazionale le letture sono assai diverse.In Germania emergono la tenuta della Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel (31,0% delle preferenze), la crescita esponenziale dei Verdi, dati al 18,0%,un arretramento dei Socialdemocratici (comunque oltre il 17,0%), mentre gli antieuropeisti di Afd si fermerebbero sotto l’11,0%. In Spagna (che ha in vista anche le elezioni politiche di fine aprile) i Socialisti sfiorerebbero il 30,0%, seguiti da Popolari, Ciudadanos, Podemos; i no-Europa di Vox sarebbero sotto il 10%. Per la Francia lotta tra En Marche (23,0%) e il Rassemblement di Marine Le Pen (21,2%). L’Ungheria risulta il Paese più euroscettico, con Fidesz del premier Viktor Orban al 52,0%, seguito dall’ultradestra di Jobbik al 16,0%. In Polonia torna primo il PiS, partito euroscettico al governo, con il 40,6%, mentre la coalizione europeista, all’opposizione, si ferma al 36,3%. Le proiezioni sul voto nel Regno Unito sono le meno convincenti: i laburisti sono valutati al 26,5%, i conservatori, al governo con Theresa May, al 16,5%, il nuovo Brexit Party di Nigel Farage è appaiato al suo vecchio partito pro-Brexit, l’Ukip, al 13,5%: ma in queste ore vengono diffusi sondaggi che danno addirittura il Brexit Party al primo posto nell’isola. E in forte crescita.
Mentre in Italia… Il dato italiano risulta – in quanto a forze “eurodubbiose” – piuttosto fuori asse rispetto a quello di altri Paesi. Alla Lega è assegnato il 31,4% dei voti, al Movimento 5 Stelle 21,5%, Partito democratico 20,0%, Forza Italia 10,1%. Il partito di Matteo Salvini resta saldamente al primo posto, pur in lieve flessione nei confronti delle precedenti rilevazioni, seguito da Cinquestelle e Pd, quasi appaiati. Forza Italia è al quarto posto.La distribuzione dei seggi dovrebbe così risultare: 26 eurodeputati alla Lega, 18 a M5S, 16 al Pd, 8 a Forza Italia, 4 a Fratelli d’Italia, che supera di poco lo sbarramento del 4%.Un ulteriore seggio sarebbe inoltre assegnato alla Sudtiroler Volkspartei (alleato al centrodestra). Nessun altro partito supererebbe la soglia di sbarramento. I dati diffusi fanno riferimento al 15 aprile, realizzati con una media di sondaggi prodotti da Swg, Emg, Termometro politico, Tecné, Ipsos, Istituto Piepoli ed Euromedia Research. L’ultima rilevazione, pubblicata il 29 marzo, segnalava i seguenti dati: Lega (32,2% di voti, 27 seggi), Cinquestelle (20,9%, 18 seggi), Pd (20,6%, 18 seggi), Forza Italia (9,5%, 8 seggi), Fratelli d’Italia (4,5%, per 4 seggi); più un seggio Svp. In quel momento i seggi assegnati all’Italia erano 76.

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