Gianni Borsa
Come voteranno gli oltre 400 milioni di cittadini europei che tra il 23 e il 26 maggio saranno chiamati a rinnovare il Parlamento Ue? Mistero insondabile. Anche se, mediante sondaggi su base nazionale, numerosi istituti demoscopici stanno cercando di far luce sul futuro assetto dell’emiciclo di Strasburgo. E oggi l’ufficio studi dell’Eurocamera, assemblando 43 sondaggi provenienti da 21 Paesi, prova a riformulare l’assetto dell’aula per la legislatura 2019-2024, dopo aver pubblicato altre proiezioni a metà febbraio, inizio e fine marzo. Anche questa volta si tratta di prendere con le pinze i dati diffusi: perché si tratta “solo” di sondaggi (altro è il valore democratico del voto popolare); perché tali sondaggi sono svolti a inizio di campagna elettorale; e perché questa volta l’emiciclo riprende gli attuali 751 deputati: i calcoli delle prime rilevazioni erano svolti sulla base di 705 parlamentari, considerando l’uscita – ora rimandata – del Regno Unito dall’Unione europea.
I partiti. Se si confronta la composizione attuale dell’Assemblea con le ultime proiezioni,il Ppe passa dal 26,7% al 24,0%, lasciando sul terreno 37 seggi. Socialisti & democratici subiscono un’analoga contrazione: dal 22,9% al 19,8% (-37 deputati).I Liberali dall’8,4% salgono invece al 10,1% (+8 e il bottino potrebbe crescere se En Marche aderisse a questo gruppo parlamentare); i Verdi dal 6,4% al 7,6 (+5 scranni). La Sinistra unitaria della Gue scende dal 6,4% al 6,1 (-6 posti in aula); i Conservatori Ecr dal 9,3 arrivano all’8,8% (-10 seggi); gli euroscettici di Enf aumentano consensi, dal 4,6 all’8,3%, quasi raddoppiando i seggi (+25); bene anche l’altro gruppo euroscettico di Efdd, che va dal 5,0 al 6,0% (4 seggi in più). I restanti seggi sono al momento, e provvisoriamente, assegnati a Non iscritti (8) e “Altri” (62).
Punti di domanda. Se si confermassero questi dati, si avrebbe un emiciclo con una significativa – per quanto differenziata – maggioranza europeista (popolari, socialdemocratici, liberali, verdi, En Marche), e circa un quarto dei seggi assegnati alle forze a varie titolo sovraniste, euroscettiche, no-euro. Il tutto con i punti di domanda legati anzitutto agli effettivi risultati elettorali, ai futuri schieramenti in seno all’emiciclo, ad eventuali e non scontate convergenze tra nazionalisti di varie bandiere, alla partecipazione o meno all’elezione dei britannici.
La geografia del voto. Su scala nazionale le letture sono assai diverse.In Germania emergono la tenuta della Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel (31,0% delle preferenze), la crescita esponenziale dei Verdi, dati al 18,0%,un arretramento dei Socialdemocratici (comunque oltre il 17,0%), mentre gli antieuropeisti di Afd si fermerebbero sotto l’11,0%. In Spagna (che ha in vista anche le elezioni politiche di fine aprile) i Socialisti sfiorerebbero il 30,0%, seguiti da Popolari, Ciudadanos, Podemos; i no-Europa di Vox sarebbero sotto il 10%. Per la Francia lotta tra En Marche (23,0%) e il Rassemblement di Marine Le Pen (21,2%). L’Ungheria risulta il Paese più euroscettico, con Fidesz del premier Viktor Orban al 52,0%, seguito dall’ultradestra di Jobbik al 16,0%. In Polonia torna primo il PiS, partito euroscettico al governo, con il 40,6%, mentre la coalizione europeista, all’opposizione, si ferma al 36,3%. Le proiezioni sul voto nel Regno Unito sono le meno convincenti: i laburisti sono valutati al 26,5%, i conservatori, al governo con Theresa May, al 16,5%, il nuovo Brexit Party di Nigel Farage è appaiato al suo vecchio partito pro-Brexit, l’Ukip, al 13,5%: ma in queste ore vengono diffusi sondaggi che danno addirittura il Brexit Party al primo posto nell’isola. E in forte crescita.