“Abbiamo percorso le vie della nostra città meditando la via crucis di Gesù. Egli la percorre ancora questa via della croce nei dolori, nelle sofferenze, nelle ingiustizie umane. Anche oggi sono molte e causate da noi esseri umani nei confronti dei fratelli e sono le più dolorose.
Passando dietro la croce per le vie della città, pensavo a quante croci e quante sofferenze dentro le case ai lati della strada: malattie, famiglie sfaldate, figli senza genitori e genitori senza figli, figli in preda a varie dipendenze, figli senza lavoro e anche genitori senza lavoro. Lavoratori sfruttati e malpagati, stranieri sopportati e maltrattati e quando si dà loro un lavoro sottopagati… l’elenco potrebbe essere molto lungo: è la via crucis di nostro Signore non ancora finita, perché vissuta sempre di nuovo in ogni essere umano; una via crucis tanto più dura da percorrere quanto più essa è frutto di ingiustizia, di sopraffazione, di mancanza di amore e di solitudine. È la solitudine di Gesù che continua dentro questo mondo, che mentre rifiuta lui, rifiuta il fratello: rifiuta lui rifiutando il fratello.
È la via crucis di un mondo che pensa di trovare la libertà liberandosi di Dio e non si accorge, o finge di non accorgersi, che in tal modo si crea nuove e terribili schiavitù, nuove e terribili sofferenze.
Mi ha sempre colpito molto quella frase che Gesù dice alle donne di Gerusalemme: “Figlie di Gerusalemme non piangete su di me, ma su di voi e sui vostri figli”. Non è che egli voglia che passiamo la vita a percuoterci il petto, no. Vuole solo che prendiamo coscienza di quali dolori noi ci procuriamo quando non accettiamo di seguire la vita che egli ci ha insegnato, di quante sofferenze potremmo evitarci se imparassimo da lui che cosa significa amare e amarci veramente. Se imparassimo a fare quello che un po’ costretto ha fatto Simone di Cirene: sollevare Gesù dal peso della croce.
Possiamo forse farlo noi? Sì certamente: ogni volta che noi solleviamo le sofferenze di un altro essere umano, noi aiutiamo Gesù a portare la croce dentro questo mondo. Ogni volta che noi rifuggiamo da qualsiasi forme di ingiustizia, noi aiutiamo Gesù a portare la croce e la rendiamo meno pesante. Ogni volta che invece che elevare muri ci impegniamo a costruire ponti, noi alleggeriamo la croce di Gesù dentro questo mondo e dentro la Chiesa. Ogni volta che impariamo perdonare noi prendiamo su di noi la croce di Gesù che salva. Ogni volta che riconosciamo nel diverso non uno da rifiutare e da condannare, ma un fratello figlio dello stesso Padre che è nei cieli, noi togliamo qualche spina dal corpo piagato di Cristo.
Sì carissimi, perché Gesù continua la sua via crucis dentro questo mondo che lo rifiuta ogni volta che si chiude su se stesso, sui propri egoismi; ogni volta che chiama progresso l’abbondanza acquisita a costo di una perdita di umanità verso chi è nel bisogno.
Non possiamo stare solo a guardare Gesù che continua a portare la croce per le vie delle nostre città e dei nostri paesi, dobbiamo chiederci come possiamo aiutarlo, come possiamo rendere più leggera quella croce, magari possiamo fare solo poco, ma è importante che incominciamo a farlo, a partire dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, dalle nostre parrocchie, dalla nostra Chiesa.
Non è vero che possiamo fare poco, possiamo fare molto, soprattutto se lo facciamo insieme, se ognuno fa la sua parte non a parole ma con i fatti e nella verità.
Se percorriamo così la via della croce, con Gesù, questa via ci porta davvero alla Pasqua, alla vita, alla resurrezione come lo è stato per Gesù. Ci porta a quella vita che tutti nel più intimo di noi stessi speriamo di poter avere. È la vita che Gesù ci vuol dar. Egli ci ha dato l’esempio, seguiamolo su questa via e allora scopriremo che sarà lui ad alleggerire la nostra croce e le nostre fatiche, sarà lui il nostro Simone di Cirene e lo farà con tutto il suo amore.