Le celebrazioni sono state presiedute dal Vescovo Carlo Bresciani e diversi sacerdoti hanno concelebrato con lui.
Nella piazza il Vescovo Carlo ha benedetto il fuoco e ha acceso il cero pasquale. Entrati in chiesa, i fedeli, partendo dal vescovo, hanno acceso le candele cantando per tre volte “Luce di Cristo, rendiamo grazie a Dio”. Una volta accese tutte le luci della chiesa, il diacono Walter Gandolfi ha proclamato l’Exultet, antichissimo inno scritto da Sant’Agostino.
È stata poi la volta della Liturgia della Parola con la quale è stata fatta memoria di tutta la storia della salvezza: attraverso le letture della Creazione, del sacrificio di Isacco, delle gesta di Mosè e degli oracoli dei profeti sono state rievocate le grandi opere di Dio.
Si è giunti poi alla Messa col canto del “Gloria” e il suono delle campane a festa. È stato ancora il diacono Walter ad annunciare al Vescovo l’alleluia e così dopo 40 giorni in tutta la chiesa è esploso il canto che proclama la gioia della resurrezione.
Nella sua omelia il Vescovo Carlo ha detto: “L’alleluja festoso è appena risuonato nella nostra chiesa cattedrale. Abbiamo annunciato la resurrezione del Signore. Tra poco, con l’amministrazione del Battesimo a questi adulti, il Cristo risorto donerà loro il perdono, l’accoglienza nel nuovo popolo rinato dall’acqua e dallo Spirito santo -la Chiesa-, la nascita alla vita nuova della comunione con Dio attraverso l’acqua del Battesimo che tra poco benediremo.
Sono tutti segni che ci portano dentro il mistero che stiamo celebrando e che i fratelli neocatecumenali, che oggi terminano il loro cammino (li salutiamo cordialmente), celebrano in questa nostra cattedrale uniti alla chiesa diocesana: si tratta della nostra rinascita in Dio per opera dello Spirito del Cristo risorto. La creazione, la grande attesa di liberazione da ogni schiavitù dell’umanità, le predizioni dei profeti -di questo abbiamo fatto memoria nelle letture della veglia-, tutto è giunto a compimento in Gesù che, risorgendo da morte, ha riportato la creazione alla sua originaria e piena comunione con Dio, da cui se ne era staccata con il peccato.
Abbiamo acceso il fuoco e dal fuoco benedetto abbiamo tratto la luce che ha illuminato con le nostre candele la Chiesa, primo segno del corpo risorto e vivo del Signore Gesù. La Chiesa ha bisogno della luce che la vivifica: questa luce le è donata da Gesù ed è Gesù stesso nella sua resurrezione. Senza Gesù resterebbe solo l’oscurità del nostro peccato che ferisce non solo noi, ma la Chiesa stessa offuscandone la santità. Senza Gesù risorto resterebbero solo le tenebre che hanno ricoperto la terra dopo la sua morte in croce. Ecco perché abbiamo cantato l’annuncio pasquale alla luce del cero, simbolo della luce del risorto, che terremo acceso nelle nostre chiese fino a Pentecoste. Gesù ha detto “io sono la luce”: lo è con la sua vita e con la sua parola: la sua vita dà luce alla sua parola e la sua parola dà luce alla sua vita.
Consegneremo a questi catecumeni, dopo il Battesimo, una candela accesa al cero pasquale. Si tratta di un gesto simbolico di cui dobbiamo coglierne il significato: il sacramento che hanno ricevuto ha bisogno di continua luce, perché sia non solo compreso ma anche vissuto nella sua verità. In caso contrario resta un rito oscuro, infecondo. Questa luce viene dal Cristo risorto. Comprenderanno il sacramento, e ciò che esso ha operato e vuole operare in loro, solo se attingeranno luce dal Cristo risorto e la terranno accesa nella loro vita. Senza luce non c’è vita, senza la luce di Cristo non c’è vita cristiana. Vale per loro e vale anche per noi. Senza questa luce, i sacramenti che riceviamo restano candela spenta, incapace di dare luce e vita. Senza la luce del Cristo risorto anche la nostra vita cristiana si indebolisce e si spegna aggrappandosi agli idoli falsi del mondo.
Anche noi saremo aspersi tra poco dall’acqua benedetta: segno che ricorda il nostro Battesimo. Per questo rinnoveremo le promesse battesimali insieme a questi catecumeni. Il rito vuole non solo ricordarci un fatto avvenuto per molti di noi molti anni fa, quando eravamo poco più che neonati (cosa di cui siamo veramente grati ai nostri genitori), esso indica quello che avviene in noi ogni volta che accogliamo la luce del Cristo risorto nella nostra vita: siamo lavati dal peccato, è tolta la tenebra che oscura la vita e viene la luce che la fa rifiorire. In questo senso l’acqua benedetta non ci è data quasi avesse un potere magico per riti strani e superstiziosi, essa è richiamo alla vita che ci è stata donata nel Battesimo e che dobbiamo sempre di nuovo accogliere dal Cristo risorto.
Questa vita ci è ridonata da Gesù ogni volta che ci mettiamo in ascolto della sua parola, lo seguiamo nello stile di vita che egli ci indica e riceviamo i sacramenti della fede. Ci è donata questa sera dal Cristo risorto che è presente in mezzo a noi. Entriamo con lui in questa vita nuova e lasciamoci illuminare da lui.
Invocheremo anche tutti i santi del Paradiso, amici cari, perché non solo ci proteggano e intercedano per noi, ma perché essi sono testimoni che la vita nuova donata dal Cristo risorto è veramente vita feconda, sublime nel bene che ridonda a beneficio di tutti. Loro l’hanno sperimentato e sono passati dalla morte alla vita. La loro vita riflette veramente la luce di Cristo che illumina e rende migliore il mondo. Loro l’hanno reso migliore lasciando fiorire in se stessi la vita donata da Gesù.
Carissimi, entriamo anche noi nella Pasqua; lasciamoci prendere per mano da Gesù, lasciamo che lui ci immerga nelle acque che risanano spiritualmente e rinnovano la vita. Esperimenteremo quella pace che lui, risorto, ha augurato e donato ai suoi apostoli e discepoli.
Buona Pasqua, carissimi. Buona Pasqua a tutti i fedeli della nostra Chiesa; buona Pasqua al mondo intero: che possa esperimentare la gioia della rinascita in Gesù e ritrovare la luce che ridona senso alla vita, maggior solidarietà nel bene per vincere il male sempre presente e quella fraternità che tutti ci unisce nel Cristo risorto. Buona Pasqua!”.