L’alto numero di decessi di bambini e neonati è in gran parte legato a fattori causati direttamente dal conflitto: la scarsità di strutture sanitarie funzionanti, le difficoltà delle persone nel raggiungerle, l’impossibilità di soluzioni alternative.
“La distanza dalle cure mediche è un problema enorme – spiega Sadeqa, ostetrica di Msf nell’ospedale Abs -. I pazienti non possono spostarsi a causa di attacchi aerei e combattimenti, e non escono di notte per paura di essere attaccati. Una volta un’auto è stata colpita da un attacco aereo che ha ucciso tutte le persone a bordo”.
Proprio questa settimana, un ospedale supportato da Msf a Taiz è stato costretto a sospendere temporaneamente le attività a causa di rinnovati combattimenti in città. “I problemi di sicurezza non riguardano solo le persone che hanno bisogno di cure mediche, ma colpisce anche il personale medico che fornisce le cure – dichiara Jana Brandt, consulente per le operazioni di Msf in Yemen -. Il nostro staff ospedaliero preferisce fare un turno notturno di quattordici che lavorare otto ore durante il giorno, pur di non dover viaggiare di notte su strade estremamente insicure”.
Le persone temono anche che l’ospedale stesso possa essere attaccato. “L’ospedale di Abs è stato già colpito in passato e tutta l’area di Abs ha subito molti attacchi aerei nel corso della guerra”, ricorda Khattab, responsabile per i servizi di salute mentale di Msf.
Msf chiede a tutte le parti in conflitto di garantire la protezione dei civili e del personale medico, di permettere a feriti e malati di accedere all’assistenza sanitaria e di allentare le restrizioni alle organizzazioni umanitarie per permettere loro di rispondere in modo tempestivo agli ingenti bisogni della popolazione.